Qualche giorno fa, mentre pranzavo alla mensa universitaria di Trento, ho affrontato una discussione molto accesa con i miei amici riguardo alla questione delle cosiddette "fonti energetiche rinnovabili". Dico "molto accesa" per usare un'espressione delicata, ma serebbe più corretto dire che mi sono incazzato mortalmente a causa delle opinioni di miei interlocutori. Tutto è partito da una discussione riguardante un fantomatico "motore ad aria", costruito da un inventore svizzero, il quale sarebbe stato immediatamente occultato dalle Sette Sorelle del petrolio attraverso un complotto internazionale. Questa cosa, lo ammetto, l'avevo già sentita altre volte con poche varianti. L'inventore era talvolta svizzero e tal'altra americano, così come qualcuno era arrivato ad ipotizzare che nel complotto fosse rimaso ucciso, ma il succo del racconto rimaneva lo stesso: esisteva una tecnologia, completamente ecologica ed economica, che avrebbe potuto liberare il mondo civilizzato dalla schiavitù del petrolio, ma i potenti cercavano di occultarla.
Riporto questo racconto perchè lo considero paradigmatico di una certa mentalità provinciale che si sta consolidando intorno ai temi dell'ecologia, del surriscaldamento globale e dell'energia, ed essendo io particolarmente sensibile a tutte queste questioni, vi dirò che mi rattrista molto constatare la superficialità con la quale vengono affrontate.
Pensate che circa la metà dei nostri concittadini crede fermamente nell'esistenza di un motore che si alimenta con sola acqua. Perfino Dario Fo, idolo degli ambientalisti chic, se ne va in trasmissione a Ballarò affermando che il motore a Idrogeno e quello "ad acqua" sono la stessa cosa, perchè l'Idrogeno sta nell'acqua (argomentazione demenziale almeno quanto il suo premio Nobel). Altri parlano di fotovoltaico, di eolico, di biocarburanti senza avere la minima cognizione scientifica ed economica per capire che non solo tali metodi sono già antieconomici, ma lo diverrebbero ancora di più se usati su grande scala. E per "antieconomici" intendo che, se dovessimo basare la nostra civiltà solo su di essi, la crisi del '29 ci apparirebbe, al confronto, un'età dell'oro.
Credo che sia arrivato il momento di dire basta e di fare chiarezza, perchè è proprio questo genere di posizioni superficiali che danneggiano una seria politica dell'energia che tenga conto delle esigenze del progresso e dell'ambiente. Parlare di fotovoltaico, di eolico, di motori ad acqua o ad aria è fuorviante, e danneggia il nostro pianeta perchè rimanda di decenni un ripensamento pragmatico sul nostro sistema di aprovvigionamento energetico.
Ciò che dobbiamo fare concretamente è ricominciare a parlare di nucleare. Non possiamo permettere che le paure irrazionali delle casalinghe in fatto di radioattività legittimino la prosecuzione di un sistema di produzione dell'energia che sta provocando danni irreparabili all'atmosfera. Ricordiamoci che le scorie nucleari si possono stoccare e isolare, mentre i gas nocivi prodotti dalla combustione del petrolio no. In attesa di una nuova era dell'umanità, nella quale sarà possibile contare sulla fusione, accontentiamoci della fissione, magari perfezionandola per limitare al minimo la produzione di scorie: è questa l'unica strada di affrancamento dalle Sette Sorelle, dall'inquinamento atmosferico e dall'altissimo costo di produzione dell'energia che grava oggi sul nostro sistema produttivo.
Se il Movimento Arancione serve a qualcosa, io credo che dovremmo scendere in campo per combattere questa battaglia, contrastando la superficialità imperante anche a costo di diventare impopolari.
Riporto questo racconto perchè lo considero paradigmatico di una certa mentalità provinciale che si sta consolidando intorno ai temi dell'ecologia, del surriscaldamento globale e dell'energia, ed essendo io particolarmente sensibile a tutte queste questioni, vi dirò che mi rattrista molto constatare la superficialità con la quale vengono affrontate.
Pensate che circa la metà dei nostri concittadini crede fermamente nell'esistenza di un motore che si alimenta con sola acqua. Perfino Dario Fo, idolo degli ambientalisti chic, se ne va in trasmissione a Ballarò affermando che il motore a Idrogeno e quello "ad acqua" sono la stessa cosa, perchè l'Idrogeno sta nell'acqua (argomentazione demenziale almeno quanto il suo premio Nobel). Altri parlano di fotovoltaico, di eolico, di biocarburanti senza avere la minima cognizione scientifica ed economica per capire che non solo tali metodi sono già antieconomici, ma lo diverrebbero ancora di più se usati su grande scala. E per "antieconomici" intendo che, se dovessimo basare la nostra civiltà solo su di essi, la crisi del '29 ci apparirebbe, al confronto, un'età dell'oro.
Credo che sia arrivato il momento di dire basta e di fare chiarezza, perchè è proprio questo genere di posizioni superficiali che danneggiano una seria politica dell'energia che tenga conto delle esigenze del progresso e dell'ambiente. Parlare di fotovoltaico, di eolico, di motori ad acqua o ad aria è fuorviante, e danneggia il nostro pianeta perchè rimanda di decenni un ripensamento pragmatico sul nostro sistema di aprovvigionamento energetico.
Ciò che dobbiamo fare concretamente è ricominciare a parlare di nucleare. Non possiamo permettere che le paure irrazionali delle casalinghe in fatto di radioattività legittimino la prosecuzione di un sistema di produzione dell'energia che sta provocando danni irreparabili all'atmosfera. Ricordiamoci che le scorie nucleari si possono stoccare e isolare, mentre i gas nocivi prodotti dalla combustione del petrolio no. In attesa di una nuova era dell'umanità, nella quale sarà possibile contare sulla fusione, accontentiamoci della fissione, magari perfezionandola per limitare al minimo la produzione di scorie: è questa l'unica strada di affrancamento dalle Sette Sorelle, dall'inquinamento atmosferico e dall'altissimo costo di produzione dell'energia che grava oggi sul nostro sistema produttivo.
Se il Movimento Arancione serve a qualcosa, io credo che dovremmo scendere in campo per combattere questa battaglia, contrastando la superficialità imperante anche a costo di diventare impopolari.
Francesco Lorenzetti
5 commenti:
...senza contare che la prima fonte non inquinante è il risparmio energetico
Nuclearizziamo Pecoraro Scanio, tanto per cominciare... :)
Certo, risparmiare è importante, basta non scadere nel ridicolo come fanno alcune casalinghe che utilizzano l'acqua che cade mentre si lavano le mani per innaffiare il giardino... Non saranno questi espedienti a risolvere il problema delle risorse primarie.
Per quanto riguarda Pecoraro, non mi risulta che abbia mai parlato di ambiente. Il suo argomento preferito è la protesta contro la guerra in Iraq, per il resto è più rosso che verde.
purtroppo con la scusa del "ridicolo" come dici tu o del fatto che tanto "non sarà quel poco che posso fare io ..." si è alimentato lo spreco.
Anche pochi cc di acqua, come le lucette dello stand-by degli apparecchi elettronici, moltiplicati per milioni di persone fanno un bel po' di petroliere.
Mi piace sentir parlare di "più rosso che verde", cosa c'entra. I paesi comunisti non hanno nulla da invidiare ai paesi capitalisti nell'uso delle risorse, ma qui mi pare che restiamo nelle battute da bar senza pensare di risolvere seriamente i problemi.
ciao
mm
Nel movimento arancione cerchiamo di dibattere evitando gli insulti, è una nostra regola. Nessuno qui fa discorsi da bar, perciò cerchiamo di rispettarci a vicenda. Ti ribadisco che il problema degli sprechi riguarda altri aspetti rispetto a quelli che stiamo dibattendo qui. Da un punto di vista economico, l'educazione alla parsimonia non è propriamente una soluzione brillante al problema della scarsità delle risorse e dell'inquinamento. Lo sarà, casomai, il mercato delle esternalità negative, ma questo è un discorso che ci porta lontano. Io stavo parlando del problema della PRODUZIONE dell'energia...
E poi, mi sorprende alquanto la tua affermazione secondo cui "i paesi comunisti non hanno nulla da invidiare ai paesi capitalisti nell'uso delle risorse". Mi sembra una posizione difficilmente sostenibile, per un economista.
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