Come scrive molto correttamente Giancarlo Loquenzi, “quando si ritiene di avere dei «valori» da difendere, recintare il territorio e innalzare i vessilli è il modo migliore per trasformarli in rendite”. Ha più senso, allora, puntare su grandi contenitori partitici, postideologici e aconfessionali, all’interno dei quali i principi etici possano essere “interpretati e difesi senza riferimento a professioni di fede”. Mi rifaccio a questi estratti perché la più recente “guerra culturale” dichiarata da Giuliano Ferrara, che ha la moratoria contro l’aborto come obiettivo strategico e la presentazione di una lista pro-life alle prossime elezioni come piano tattico, mi lascia alquanto perplesso.
Tutta l’iniziativa, anche a detta del suo promotore, non può prescindere dalla doppia evidenza che le donne non si possono obbligare a partorire e che l’aborto clandestino è una barbarie disumana. Scoperto l’inconfutabile, rimangono due vie da percorrere: o suscitare un moto di disapprovazione collettiva contro l’aborto, senza di fatto fuoriuscire dai canoni di una moral suasion tanto collaudata quanto ininfluente, o premere affinché l’interruzione volontaria di gravidanza sia sottoposta a restrizioni normative più pesanti delle attuali, contribuendo a restituire parte di quella pratica alla clandestinità. Perciò quali risultati spera di ottenere Ferrara in concreto?
Il punto è che gli eccessi retorici tipici del dibattito di massa hanno portato vasti strati dell’opinione pubblica a formarsi convincimenti sommari in materia, sui quali sia l’utilitarismo sfrenato che l’integralismo proibizionista lucrano le “rendite” di cui parla Loquenzi. Mentre invece è possibile riconoscere l’incoercibilità della gravidanza senza per questo negare il carattere delittuoso dell’aborto. Si tratta di un approccio improntato a un realismo pragmatico, lo stesso che dovrebbe informare la gestione politica di tutti i fenomeni sociali incontrollabili (com’è anche l’uso di stupefacenti): anziché ribellarsi ope legis alla porzione inemendabile del reale, conviene governarla.
L’impianto giuridico della 194 si concilia a fatica con l’impostazione filosofica testé descritta. Perché legalizza una fattispecie penale convogliandola però in percorsi e strutture obbligati. La legge italiana sull’aborto, in altre parole, mette a carico della collettività l’ospedalizzazione dell’ivg pur di garantire al corpo sociale il rispetto di precisi adempimenti da parte delle interessate. Cioè che si sia passate per il consultorio e si subisca l’intervento in sale operatorie pubbliche: dove non si arriva col divieto si cerca di andare con gli accertamenti di rito e la statalizzazione della prassi. Personalmente ritengo che la legge dovrebbe al contrario depenalizzare l’aborto e, fissati specifici requisiti nonché condizioni igienico-sanitarie minime per ricorrervi, rimetterlo alla responsabilità individuale dei soggetti coinvolti. È solo ridando alla decisione di interrompere una gravidanza tutto il suo peso morale, spesso parzialmente celato dall’ipocrita consolazione di aver rispettato e fatto rispettare un “iter formale”, che si ha qualche speranza di contenerne il dilagare. E che si possono evitare episodi italianamente vessatori come il blitz della Polizia al Policlinico di Napoli.
Fa specie che i nostri due candidati premier abbiano convenuto di glissare sui temi etici in ossequio a una vaga e malintesa “libertà di coscienza”: che quest’ultima sia una prerogativa dell’elettorato è chiaro come il Sole, come la pensino loro sulle questioni di vita e di morte un po’ meno. La dissimulazione tecnocratica dell’etica nel benaltrismo – quella scappatoia politicante per cui i problemi sono “ben altri” e quasi sempre di natura economica – serve solo a rimandare la polarizzazione della biopolitica prossima ventura. Perché nella notte della globalizzazione le vacche economiche diverranno nere – cioè liberiste – per tutti e, piaccia o meno, la composizione degli schieramenti dovrà ridefinirsi su basi etiche.
Ammesso e non concesso che i temi economici non siano anche profondamente “etici”, ovviamente.
18 commenti:
Ciao Ismael sono SalmoneLiberale!
Sarà che forse è mezzanotte, ma mi riesce difficile comprendere concretamente la differenza che hai evidenziato tra legalizzazione dell'aborto e la sua depenalizzazione. So bene quale sia la differenza tra le due espressioni, ma a me pare che in questo caso ci sia stata una depenalizzazione e non una legalizzazione. O forse la mia mente è annebbiata dai fumi dell'alcol del sabato sera? Ti dispiacerebbe chiarirmi appunto questa differenza, che mi pare molto interessante, tra statalizzazione della prassi e responsabilizzazione dell'individuo?
Ti ringrazio
Il sito è magnifico, solo staccherei un pochino di più i caratteri, separando una riga dall'altra. Per il resto, per quanto possa esservi utile, mi piacerebbe poter aiutarvi con qualche contributo. Volevo ad esempio riproporre rivisto e riattualizzato uno scritto sulla laicità e il liberalismo...Comunque di questo ne parliamo. Spero di sentirti. A presto. G.
Caro SalmoneLiberale, nel merito ti risponderà Ismael, ma mi fa molto piacere che tu voglia collaborare con noi... Scrivimi una mail su cescoemail@yahoo.it, così ti spiego come funziona la nostra "società". Intanto io aggiungo il tuo link.
Beh, se il Cav facesse un panegirico pro-life, mi troverei in serie difficoltà... e cmq non condivido il fatto che si debba sapere cosa ne pensano i leader, se non altro perchè sarebbe un riconoscimento del leaderismo. I candidati premier debbono essere "solo" i rappresentanti di un insieme che insieme discute sugli argomenti trasformandoli in punti programmatici che siano non la sintesi irrealizzabile di estremi opposti, bensì proposte votate a maggioranza all'interno dei "contenitori", siano essi partiti, listoni o colazioni.
Condividido tutto, anche il fatto che le questioni economiche siano - evidentemente - "etiche".
Non condivido la tua critica sul fatto che Berlusconi abbia voluto glissare: ha fatto bene, l'elettorato è plurale. E "crociate" - in questo istante - su argomenti del genere, è meglio evitarle: anche perchè l'Elefantino - utopista all'inversoimile -, nulla di concreto suggerisce.
Non condivido, però, nemmeno l'assunto finale: cioè quello pertinente il fatto che prima o poi ci sarà una polarizzazione morale. Non è detto, ringranziando Iddio: laici e cattolici sono ovunque. Nel centrodestra quanto nel centrosinistra. E le modalità relative alla soluzione di questioni etiche, non dividono perfettamente a metà i due schieramenti. E io dico: bene!
Le questioni eticamente sensibili - ma la disoccupazione, non lo è? -, devono essere affrontate dal Parlamento, non dai governi...lo dimostra - come sai - anche l'analisi della realtà europea....Rajoy, ad esempio, nella cattolicissima Spagna (e lui è un cattolicista), ha promesso che non abolirà il matrimonio gay (tema eticamente sensibile?), ma gli cambierà solo il nome in unione civile...e lascerà in vita anche il divorzio breve.
In conclusione: penso che il bipartismo all'italiana, risulterà essere diverso da quello americano...conservatori contro liberals, per intenderci...non sarà così...avremo modi più concilianti nell'affrontare le questioni, e di sicuro trasversali...e questo farà incazzare i Ferrare che, invece, vorrebbero ci fossero crociate - e contrapposizioni nette - proprio sulle questioni di "coscienza"...
Giovanni:
Innanzitutto mi compiaccio e complimento per i tuoi sabati alcoolici: è il permanere di buone abitudini come questa a farmi ben sperare nel futuro enogastronomico della penisola. Poi però non bisogna guidare (o almeno non per tratti di strada troppo lunghi)...
Detto in estrema sintesi e sicuramente con brutale improprietà di linguaggio, se non sbaglio al legislatore si danno tre opzioni: liberalizzare, legalizzare e depenalizzare.
Liberalizzare vuol dire che nella fattispecie, ferme restando le disposizioni giuridiche generali, ci si può comportare secondo volontà.
Legalizzare significa poter esercitare il dettato della propria volontà sotto precise condizioni normative.
Con la depenalizzazione si riconosce che non è possibile obbligare qualcuno a comportarsi in un certo modo - tornando allo specifico, che non è possibile obbligare una donna a partorire, sussistendo un'oggettiva comunione fisica tra lei e il figlio.
Mentre la depenalizzazione si limita a considerare legittimo il comportamento che rinuncia a perseguire, la legalizzazione lo fa divenire lecito. Non so se mi segui regolarmente, ma se lo fai non ti sarà sfuggita la mia disapprovazione per l'utilizzo della legge come "fabbrica" di mentalità e costume (una pratica alla quale anche la Chiesa strizza troppo spesso l'occhio). Se la legge mantiene questa "ecologia di linguaggio" interna, continuando a considerare l'aborto un omicidio, secondo me è giusto che la maggior responsabilizzazione derivante da questo freno culturale ex ante faccia il paio con una maggior libertà di movimento per le donne. Le processioni ai consultori, i percorsi a ostacoli negli ospedali pubblici, le vessazioni a una per impaurirne cento: sono tutte procedure che la legalizzazione adotta per consentire alla collettività di lavarsi la coscienza a buon mercato.
Se non vado errato, l'impostazione che prediligo io è proprio quella in vigore in Germania, no?
Ti domando scusa per gli errori formali che avrò commesso argomentando; resto ovviamente a tua disposizione.
Federico:
Berlusconi è sempre stato avaro di esternazioni in tema di etica. Per cui non c'è molto da temere sul fronte di una sua improbabile svolta indentitaria.
Ricordo però che, nei sistemi "a vocazione maggioritaria", i leader vengono nominati dopo aver affrontato un esame delle loro posizioni ideologiche a tutto campo. McCain, Obama e Billary sono stati letteralmente radiografati fino ai più profondi recessi del loro pensare, prima di correre per la presidenza.
Da noi ci sono invece un capo indiscusso che gestisce il suo partito con piglio imprenditoriale e il vincitore di una primaria a candidato unico, convinto di poter ipnotizzare l'uditorio con la sua retorica da Luna Park.
Insomma, li si conosce poco e li si subisce molto, 'sti due candidati.
Camelot:
La mia inferenza, un po' provocatoria, vuole semplicemente sottolineare come la polarizzazione in schieramenti tenda a essere determinata sempre più da "cause morali".
Cioè che l'appartenenza di ciascun elettore ai due contenitori, nel futuro, sarà suscitata in misura crescente da motivazioni riguardanti il rapporto tra legge e morale. C'è chi vede nelle convenzioni pubbliche la fonte della morale e chi, viceversa, ritiene che il costume e le tradizioni possano fungere da argine contro le pretese pianificatrici dello stato.
In questo senso anche l'economia rientra nel novero dei temi "etici": pensa solo al liberismo "di sinistra" rivendicato da Giavazzi. Per loro il liberismo è giusto perché funziona nel procacciare risorse per la redistribuzione sociale, per me funziona perché è giusto che ognuno sia massimamente libero con ciò che è davvero "il suo". Capisci che, in quest'ottica, politiche magari simili all'atto pratico hanno cause diametralmente opposte.
Illustare come il liberismo "offertista" rientri nell'ambito del realismo anti-idealista è il compito della filosofia politica conservativa prossima ventura. Ma ciò non toglie l'eventualità di esprimere valutazioni anche molto discordanti sui singoli temi per soggetti vicini alla medesima area politica, come dici giustamente tu.
Mah guardi. La distinzione tra legalizzazione e depenalizzazione mi è chiarissima. Non so fino a che punto nel nostro ordinamento sia stata accolta la prima e non la seconda. L'aborto procurato rimane d'altronde un delitto...
A livello teorico la differenza è certamente abissale e, come dici tu, di fronte ad un aborto solo depenalizzato e non legalizzato, tutto sarebbe affidato alla responsabilità individuale. Non so però se e fino a che punto, nei fatti, questa distinzione prenda davvero corpo.
In poche parole, per parlarsi chiaro, tu preferisci un modello come quello dell'ordinamento portoghese o tedesco che ti dice " L'aborto è illecito, ma nei casi di necessità...". Ho capito bene?
Sono d'accordo su ciò che scrivi, Ismael. Non abbiamo parametri oggettivi e scientifici per dire se e quando il feto sia da considerare una persona. Ciò significa che al riguardo ciascuno può avere le sue convinzioni morali, e la collettività può stabilire solo dei criteri 'di massima' da rispettare. All'interno di questi criteri (l'attuale legge mi sembra equilibrata) deve essere la madre a decidere, assumendosene la responsabilità.
Giuliano Ferrara mi sembra 'incastrato' in una concezione per metà 'classico-aristotelica' di difesa della vita e per l'altra metà marcatamente 'moderna' e dirigista, quasi da Stato Etico.
Ma la legge non può regolamentare tutto. Dobbiamo accettare che la conoscenza umana ha dei gravissimi limiti, e in casi come questi sono convinto che di volta in volta la decisione migliore sia quella che nasce da una libera, e magari sofferta, decisione individuale.
ho linkato il vostro video al mio neonato videoblog
http://icarovideo.blogspot.com/
Se c'è qualcos'altro di simile, segnalatemelo pure.
Grazie. Senti ma perchè non diventi un arancione anche tu?? Pensaci
Lo sbaglio più grande di Ferrara è tato il tempo. Questo tipo di discussioni vanno bene quando c'è un paese che funziona e non quando c'è tutto bloccato. non per questo lo sbaglio è piccolo. è uno sbaglio di rilevanza politica enorme.
Giovanni:
Io direi "l'aborto è illecito, ma a certe condizioni...", senza classificare affatto la casistica dell'ammissibilità. Delle linee guida abbastanza flessibili da consentire di seguire tempestivamente il progresso medico (stabilendo un decorso gestazionale massimo per poter abortire quantificato in base ai miglioramenti delle terapie di rianimazione neonatale, ad esempio, oltre ovviamente alle eccezioni a quel limite per motivi legati alla salute della madre) fanno già alla bisogna, se si tratta di mettere dei paletti.
Sono contrario alle vessazioni surretizie e ai sotterfugi lessicali, in buona sostanza: il diritto definisca l'aborto un illecito grave rinunciando a perseguirlo, anziché legalizzarlo e renderne tortuosa l'accessibilità.
Il modello tedesco, in effetti, è quello che mi convince di più.
Francesco:
Infatti. Soprattutto la "persona" (categoria metafisica) deve rimanere al di fuori della criteriologia adottata per attribuire nientemeno che il diritto alla vita, se si vuol legiferare in modo davvero "laico".
Quando si parla di Ferrara, non si può fare a meno di pensare che persegua qualche secondo fine machiavellico. E te lo dico dopo averlo seguito per otto anni, dunque benché io sappia benissimo che, di quei suoi obiettivi, non ne raggiunge mai uno.
Che voglia fregare voti a Casini e/o ai cosiddetti "teodem", stavolta?
BlogmasterPg:
I temi etici sono sempre importantissimi da discutere, perché portano al cuore della concezione che si ha della politica.
Solo che la formula del partito mono-fidelizzato, come dici tu, è monca di tutte le proposte concrete che dovrebbero derivare da quella concezione.
Anonimo ha detto...
Grazie. Senti ma perchè non diventi un arancione anche tu?? Pensaci
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scusa, ma di certo non accetto un invito da un anonimo.
E poi non mi puoi proporre una cosa così, dovresti argomentarla, cosa comporta, perchè eccetera...
Più che altro, volevo chiedere a Gohan (o a voi) se voleva(te) collaborare a questo progetto di videoblog.
(per adesso è una cosa mia)
Se volete posso anche cambiare nome e si può fare una bella cosa insieme.
La mia intenzione era di creare una "videoteca" più vasta possibile a tematica liberale e (se me lo consentite)(neo)conservatrice
L'anonimo ero io, nella fretta ho sbagliato a selezionare la casella identità...
Sul videoblog: mi sembra che ne esistano già molti, che raccolgono video di centrodestra...
A parte che io non ne vedo molti.
Se è per questo poi ci sono tanti altri blog, ma questo non mi sembra un argomento per non farne di nuovi.
Comunque, la mia offerta è sempre valida. Una collaborazione, e se volete posso benissimo cambiare nome e indirizzo al blog, basta mettersi d'accordo.
Anche solo una reciproca segnalazione di video interessanti.
Va bene, se troviamo qualche video interessante te lo segnaliamo...
Comincio con questo: Veltroni e Stefano Disegni
Comunque per capire cos'è il movimento puoi leggere il "chi siamo" e la carta fondamentale. Sostanzialmente, lavoriamo per rendere il liberalismo comprensibile a tutti e per favorirne la divulgazione soprattutto fra i più giovani. Inoltre c'è un aspetto che ci caratterizza: l'obbligo di aiutarci a vicenda per migliorare culturalmente e per affermarci come attivisti liberali anche nella politica.
L'iscrizione è completamente gratuita e libera, e comporta l'accesso ad un'area riservata del sito che usiamo per coordinarci, dato che abitiamo piuttosto distanti l'uno dall'altro... Se ti servono altre info puoi mandarmi una mail (cescoemail@yahoo.it)
Si è lottato tanto per non fare più abortire le donne nella clandestinità, con grande rischio della loro vita, e adesso si vuole ritornare barbaramente indietro. Si capisce benissimo che l'aborto è, per una donna, una decisione drammatica e sofferta. E' ovvio, altresì, che è una questione da non prendere alla leggera e io sono dell'opinione che una donna va aiutata sia che prenda la decisione di partorire, sia quando prende la decisione di abortire senza inutili e incongruenti moralismi. Il cardinale Ruini dovrebbe pensare di più alle cose interne della Chiesa e non a fare l'inquisitore contro le donne. Penso che se a rimanere incinti fossero i preti, il cardinale Ruini forse la penserebbe diversamente.
Totalmente d'accordo con Ismael e con Sara, pur se l'obiettivo sociale generale di medio-lungo periodo, a mio parere, dev'essere la diminuizione del numero degli aborti. Anche da questo si misura una civiltà.
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