mercoledì 19 marzo 2008

SE IL "MUTISMO DI STATO" DA' RAGIONE A TREMONTI

di Federico Zuliani

In questi giorni, come certo ben saprete, il regime comunista cinese sta attuando una forte repressione contro la popolazione tibetana, “colpevole” di manifestare il proprio desiderio d’autonomia dopo oltre cinquant’anni di illegittima occupazione.
Ovviamente, l’astuto regime maoista fa si che vengano trasmessi principalmente i filmati dei rivoltosi che sfasciano qualche vetrina piuttosto che la violenza della milizia “popolare”, parlando di una decina di morti al posto delle reali centinaia.

E, di fronte a tutto questo, il “civilizzato” mondo occidentale che fa?! Praticamente nulla!

L’assordante silenzio del “mutismo di Stato” risuona spettrale per coloro che hanno a cuore la libertà, il principio di autodeterminazione dei popoli (sancito dalla “Carta delle Nazioni Unite”), e che da sempre guardano con ammirazione e rispetto agli Stati Uniti d’America, come esempio e difensore di Libertà.

Invece, dagli USA è arrivata soltanto la richiesta del Segretario di Stato alla Cina di «collaborare col Dalai Lama»…

Nemmeno da noi, ovviamente, le cose vanno meglio, se gli unici ad aver fatto qualcosa di concreto sono stati i Radicali (notori sostenitori della “questione tibetana”) e – udite udite – la Sinistra Arcobaleno, stranamente schierata dalla “parte sbagliata” (anche se poi, visto il proliferare di liste “falce e martello” alle Politiche, comunisti vs. comunisti non sembra poi una cosa così strana…).

PD e PdL, a parte qualche dichiarazione personale di singoli esponenti, sembrano/sono muti, proprio come gli americani, gli inglesi, i francesi, ecc.

E, che strano!, tutti questi sono abituati a fare grandi affari con gli “amici del Dragone”…

Ma allora, che abbia ragione Giulio Tremonti quando, come fa nella sua ultima fatica letteraria (“La Paura e La Speranza”, Mondatori), critica la globalizzazione per aver trasformato l’essere umano in homo economicus?

Quella che doveva essere la massima espressione della libertà economica, e da questa la Libertà in senso assoluto, cosa fa per i tibetani?

Fa che USA, Italia, ecc abbiano a cuore il non urtare i “sentimenti” cinesi per proteggere i propri interessi economico-industriali, e pazienza se i bonzi si beccano qualche manganellata…

Eh no, se deve essere globalizzazione e libertà, lo sia per tutti: per i tibetani, per i ceceni, per gli armeni, ecc.

É troppo comodo fare i forti con i deboli ed i deboli con i forti…

Provateci che ci stiamo sbagliando, provateci che ciò in cui abbiamo creduto con ardore e passione non erano solo tante belle teorie da buttare al vento di fronte al soffiare fuoco del Dragone rosso.

Provatecelo, o per i liberali sarà davvero dura nei prossimi tempi…

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Io spero almeno che la stragrande maggioranza degli atleti abbia la decenza di boicottare le olimpiadi. Sarebbe già un bel messaggio.

Dai politici non mi aspetto mai molto

Anonimo ha detto...

io sono d'accordo con il Dalai Lama quando afferma che boicottare le olimpiadi non sarebbe la soluzione più adeguata perchè gli unici che ci rimetterebbero sul serio sarebbero i cittadini cinesi. Le autorità cinesi, ormai diventate le figure più potenti al mondo, non rimmarrebbero scosse da un eventuale boicotaggio, anzi a mio parere ne sarebbero liete perchè si stanno accorgendo che troppi riflettori si stanno accendendo su di loro e che troppe grane stanno nascendo....Il quella situazione l'unica soluzione è una rivolta popolare magari organizzata da noi .Un eventuale risoluzione dell' ONU (unico mezzo legale più forte che abbiamo, eccetto l'uso della forza, CHE ESCLUDEREI A PRIORI CONTRO LA CINA)sarebbe perfetta come ottima carta igenica di prima qualità per Hu Jintao e la sua combricola di criminali di guerra.

Federico Zuliani ha detto...

La risoluzione carta igenica non ci sarà mai, dato che la Cina è uno dei 5 membri dell'ONU con diritto di veto...E poi, ormai se ne dovrebbe essere accorto chiunque, l'ONU è utile qto un buco del culo su un gomito - per fare una "colta" citazione cinematografica...

Anonimo ha detto...

Nemmeno io capisco questo "mutismo" da parte degli USA e dell'EUROPA nei confronti del governo cinese. Penso che boicattare le olimpiadi non sia davvero la soluzione ideale perché il popolo cinese non ha nessuna colpa.Si dovrebbero attuare delle misure drastiche da parte dei governi occidentali contro il governo cinese, come per esempio non fare più entrare nei nostri paesi merce cinese. Ben venga, altresì, la rivolta popolare prospettata da Yuri. Sarebbe una buona soluzione organizzarla e in seguito dare un forte appoggio ai rivoltosi. Perché i nostri politici non intervengono? E' chiaro, perché col governo cinese fanno dei "buoni affari" e poi non vogliono mettersi in contrasto contro questa grande potenza economica. La solita vigliaccheria imperante, la solita indifferenza verso la sofferenza dei deboli. E' stato sempre così nel corso dei secoli. Sono contenta che il movimento arancione abbia trattato questo argomento, così si può riflettere con serietà e civiltà.

Federico Zuliani ha detto...

Cara Sara, come direbbe il saggio capo della polizia del film "Frankenstein Junior" (avanti con le "colte citazioni cinematografiche...), "un sommosso è coza brutta brutta", e quindi è difficile attuarla. Specie se, contro un esercito numeroso, armato, preparato e senza scrupoli, la devono condurre dei disarmati monaci tibetani. E guidati da dei neanche trentenni bloggers che non hanno manco fatto il militare...risultato? Uno sterminio di arancioni (visto che è sia il nostro colore sia quello dei "bonzi").

La verità è che ha fallito l'America in questa circostanza. Loro dovevano, decenni orsono, armare ed istruire i tibetani, come han fatto in tanti altri Paesi e per cause certamente meno nobili...

Io sono un "amerikano", ma non ho le fette di bacon sugli occhi...
Quante rivolte, dittature, controrivolte e controdittature hanno avuto la CIA e la Segreteria di Stato come burattinai?!? X carità, in certi casi è stato "solo" il tipico modo spiccio degli americani di rimuovere qualche "cancro", però...

Del Tibet, per un sacco di vari motivi, non frega una cippa a nessuno...come puoi leggere a questo link: http://zulieofficial.blogspot.com/2008/03/la-fortuna-dei-tibetani-e-dei-ceceni.html

Anonimo ha detto...

Copio e incollo un articolo di Lottieri in cui secondo me viene spiegato bene perchè Tremonti ha torto e la globalizzazione sia l'unico processo in grado di portare la democrazia in Cina...


Mercato libero, unico aiuto al Tibet
di Carlo Lottieri

Quanto avviene ogni giorno in Cina è orribile e chiede certo un’azione decisa da parte degli uomini di buona volontà. Non si tratta solo del Tibet, perché, a ben guardare, è l’intero continente cinese - crogiuolo di razze e culture - che deve lasciarsi alle spalle il maoismo e le sue logiche criminali. La scelta del presidente francese Nicolas Sarkozy di mettere in discussione la presenza europea ai prossimi giochi olimpici di Pechino sembra però rispondere più a una retorica politica che a un’etica della responsabilità.
Bisogna infatti ricordare che la Cina è da secoli sotto il giogo di un potere imperiale, altamente burocratizzato, chiuso in se stesso: e non a caso è qui che il comunismo ha trovato una delle sue manifestazioni più spietate. Secondo gli studi del politologo Rudolph J. Rummel (si veda il suo Stati assassini, edito da Rubbettino), nel periodo 1949-1958 la Repubblica popolare cinese si è resa responsabile della morte di circa 15 milioni di persone, più di 18 milioni dal 1959 al 1975, e “solo” 800 mila dal 1976 al 1987. Perché tale frenata? Il potere comunista era ancora lì, sempre egemone e in grado di controllare ogni cosa, ma allora la Cina ha cominciato ad aprirsi all’esterno e ad accettare le logiche del capitalismo. Se l’etica dell’intenzione può allora indurci ad alzare al vento la bandiera tibetana e a insultare senza timori i signori di Pechino, bisogna anche ascoltare le ragioni di quanti (a partire dal Dalai Lama) fanno appello all’etica della responsabilità e ci ricordano che non è in gioco una nostra soddisfazione interiore, ma il destino di tanta gente in carne ed ossa.
E una seria riflessione ci impone di comprendere quanto sia importante che la Cina tutta (partito unico, burocrazia, gente comune, nuova borghesia, studenti e via dicendo) sia sempre più esposta a quel contagio culturale che accompagna ogni integrazione economica. Per il regime comunista, le Olimpiadi sono un’occasione per celebrare di fronte al mondo la propria potenza e per riproporre scene non dissimili da quelle viste sulla Piazza Rossa ai tempi di Stalin o di Breznev. Ma per noi può invece essere un momento straordinario per invadere pacificamente - in ogni spazio che verrà lasciato aperto - un pianeta che è davvero desideroso di aprirsi all’esterno e cambiare strada.
Per giunta, le Olimpiadi sono importanti, ma in fondo durano pochi giorni. Ben più cruciale, allora, è il mantenimento del processo che sta unificando il mercato occidentale e quello cinese, e che va portando ad affermarsi anche a Canton o a Pechino una gioventù diversa, desiderosa di contare e refrattaria a ogni imposizione autoritaria. Un giorno, la signora Thatcher disse che Marx ed Engels stavano per essere sconfitti da Marks & Spencer (è questo il nome di uno dei più noti centri commerciali londinesi). I consumi sgretolavano i miti del collettivismo. Bisogna fare in modo che qualcosa di simile succeda anche al di là della Grande Muraglia.

(Da Il Tempo, 26 marzo 2008)


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