sabato 21 giugno 2008

IL MICROCREDITO DI YUNUS: UN ESEMPIO DA ESPORTARE?

di Yuri Fanini

La filosofia di Muhammad Yunus si è basata e si basa sulla concessione dei prestiti ai poveri, contando non sulla loro solvibilità, bensì sulla fiducia. Egli ritiene che l’accesso al credito sia per il povero l’ostacolo maggiore per il suo progresso, e in più che “Tutti gli esseri umani nascono imprenditori, alcuni hanno l’opportunità di scoprirlo, altri non ce l’avranno mai”.

Nata in Bangladesh nel 1970, la Grameen Bank è strutturata in modo che ogni succursale copra circa 15-20 villaggi, composti ognuno da 8 gruppi di solidarietà, costituiti a loro volta da 5 membri. La forza di questa struttura risiede sia nella pressione reciproca esercitata tra i membri del gruppo, considerati responsabili gli uni degli altri, e nella forza dei “16 principi morali” che sono insegnati ai clienti ( in realtà sono una sorta di rapido e semplice manuale dell’imprenditore, consultabili a questo indirizzo). E tutto questo con notevoli risultati: il 95% dei 3 milioni di clienti ha restituito e restituisce puntualmente il prestito, nonostante l’interesse sullo stesso sia pari al 16%. Tale filosofia è stata esportata e applicata anche in seno alla World Bank, che ha iniziato ad avviare progetti simili alla Grameen Bank, ed ha contribuito alla diffusione di questo modello in più di 100 Stati al mondo.

L’obiettivo di Yunus è che “One day our grandchildren will go to museums to see what poverty was like”, obiettivo premiato con il premio Nobel per la pace nel 2006.
Ma riflettendo, questa struttura bancaria può funzionare con i nostri poveri, e magari rappresentare un valido sostituto alle concessioni del prestito più diffuse? Non credo. Tale metodo può senza dubbio rappresentare un’ottima rampa di lancio per i Paesi in via di sviluppo, dove larghi settori economici sono ampiamente deficitarii, e dove il modello Grameen Bank può garantire sia uno sviluppo sostenibile, sia un’allocazione delle risorse più efficiente, ma nei Paesi industrializzati il modello dei microcrediti non servirebbe a molto, per la complessità della struttura economica.

Tuttavia, ciò che io ritengo è che, in campo di concessione dei prestiti, il FMI in maggior misura e la BM, (che hanno palesato tutta la loro incapacità di progettare efficienti programmi per lo sviluppo), potrebbero ripartire proprio dal Bangladesh e da Yunus, per sperare di porre fine al loro (che poi indirettamente è il nostro) sperpero di soldi.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo Yuri, ci hai dato un ottimo spunto. In particolare, è interessante il dato del tasso applicato a quei prestiti: 16%. I sostenitori delle leggi antiusura dovrebbero impararne qualche cosa, immagino...

Le attuali leggi che vietano i tassi alti di prestito di fatto impediscono l'accesso al credito di quelle persone che partono da zero, senza garanzie reali.

Però dovresti approfondire quando dici che un sistema così da noi non sarebbe applicabile. Perchè? In che senso la maggiore complessità del nostro sistema economico sarebbe un problema?

Anonimo ha detto...

Quel che io credo è che qui non funzionerebbe lo stesso modello proposto da Yunus in Bangladesh, perchè si basa essenzialmente su crediti di massimo 150 euro alla volta; se tale modello si adattasse alla flessibilità della nostra economia di sicuro potrebbe far meglio dei vari subprime(che non differiscono di molto).

Anonimo ha detto...

Ho letto qualcosa adesso su wikipedia. Effettivamente si tratta di un provvedimento tagliato su misura per risolvere i problemi del bangladesh, come ad esempio la discriminazione femminile nell'accesso al credito e il disinteresse delle banche locali alle richieste di piccoli finanziamenti. Pensavo si trattasse di un sistema di credito più complesso.

Federico Zuliani ha detto...

Siamo poi così distanti dal Bangladesh?!? Ascoltando i media parrebbe di no: tutti si lamentano, gente intervistata dice ke nn arriva alla 2a settimana, ecc. Xò gli abbonamenti a Sky sono sempre in aumento, le autostrade d'estate di certo nn si svuotano, ecc.
Dove sta la verità?!?

Cmq complimenti a Yuri!

Anonimo ha detto...

grazi fra...comunque si, in effetti parrebbero esserci molti punti in comune in apparenza....
purtroppo l'homo italicus ha una particolare predisposizione all'autocommiserazione...

L.V.L ha detto...

Il "sistema Yunus" nn si discosta molto da quello che era il nostro sistema del credito, fatto di piccole banche con clientela di persone conosciute, perchè appartenenti alla stessa comunità.

Poi, si è sterzato verso un sistema di concentrazione bancaria dove i pesci piccoli sono stati inglobati nei grandi gruppi.

Questo è certamente adatto ad un capitalismo maturo fatto da corporation, con necessità ingente di credito, ma il nostro capitalismo è fatto, per lo più, da "nano-imprese", che hanno trovato sempre più difficoltà ad accedere al credito.

In sostanza, un pò di diversificazione bancaria (tipologie di banche differenti per consumatori differenti), nn farebbe certo male.

Anonimo ha detto...

Basterebbe che il sistema del credito fosse libero, in modo da lasciare che il mercato risponda alle diverse esigenze delle persone.

Sappiamo invece che non è così, perchè fra le leggi contro l'usura, i vari accordi internazionali fra banche, il sistema delle banche centrali e mille altri balzelli di fatto non esiste un libero mercato del denaro.


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