lunedì 12 gennaio 2009

DROGA: FUGA DA UNA SOCIETA' INGIUSTA?

Incomincio a scrivere questo articolo con una domanda: "Chi è il drogato?" E' forse il malato che ha paura del mondo oppure l'illuso che crede di realizzarsi fuggendo dalla realtà? Penso che la droga risponde a un'esigenza di ribellione contro una vita alienante e insoddisfacente. L'attrazione verso le droghe e in particolare verso gli allucinogeni dipende dal grado di consapevolezza con cui si osserva la società, ciò si esprime attraverso il comportamento di ciascun individuo.

Credo che gli individui che si drogano siano di due tipologie:

1) Il malato di mente che sceglie un ruolo masochistico. Questa è l'espressione della paura e dell'insicurezza. È ovvio che questa è la conseguenza di un condizionamento sociale che ha il risultato negativo di non riuscire a creare uomini "liberi" e con una personalità autonoma.

2) L’altro tipo di individuo è colui che pensa che con la droga può realizzare qualcosa e avere una vita diversa o perlomeno non confrontabile con quella “banale” che gli altri uomini vivono giornalmente.

Spesso la necessità di liberarsi da strutture predefinite e lottare contro qualsiasi tabù sociale può portare il giovane a drogarsi. Molti giovani rovinano la loro esistenza rincorrendo “paradisi artificiali” e facendo guadagnare somme spropositate a esseri orrendi senza coscienza, né moralità che non sembrano nemmeno più uomini ma “mostri” nel vero senso della parola.

Dove si trova allora la via d’uscita, il passaggio verso l’innovazione cosciente? E’ necessario che il giovane sia seguito dalla famiglia, dalla scuola e dalla società. Deve essere rispettato e amato per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse.

Oggi dilaga il consumo di droghe fra i giovanissimi. Si è abbassata pericolosamente l’età dei consumatori. Questo fenomeno rappresenta un chiaro segno del disagio giovanile. I ragazzi, in questa fase della loro vita, attraversano una crisi esistenziale che sfocia con la condivisione del gruppo e con comportamenti trasgressivi, come il consumo di droga. I più giovani credono di potere essere “indistruttibili” e non si rendono minimamente conto del danno irreversibile che la droga può causare al cervello.

E' ovvio che non tutte le droghe sono uguali: in genere si incomincia a fumare qualche spinello, poi si passa agli allucinogeni. Dopo, queste droghe leggere non bastano più, non provocano più nessuna emozione e allora si passa all' eroina e a tutti quei tipi di droga che si iniettano direttamente nel sangue. Arrivati a questo punto non c'è più niente da fare. A poco a poco il corpo e il cervello perdono energia e vivacità e spesso la morte è preceduta dalla pazzia e da un lungo torpore.

Spero che i giovani capiscano tutto l'orrore che esiste nel fatto di drogarsi e che possono incanalare le loro energie in ideali superiori per cambiare la loro vita e indirizzarla verso il bello e il buono.

E' assolutamente indispensabile per uscire dal tunnel della droga l'aiuto di un psicoterapeuta che guidi il tossicomane nel processo di riabilitazione sociale attraverso il necessario recupero per avere la fiducia in se stesso. A livello sociale, per la prevenzione della droga, è adeguata un’educazione improntata alla solidarietà che rifiuti la repressione e si basi sulla fiducia nei giovani fornendo strumenti adatti al raggiungimento della responsabilità per potere ottenere una vita libera e autonoma.

3 commenti:

pietro ha detto...

Questo discorso sulle droghe secondo me soffre di alcune ambiguità di fondo.
Per esempio le droghe leggere sono certamente dannose, ma è inconfutabile il fatto che l'alcool sia in sè e per i suoi effetti complessivi più velenoso, più dannoso per la psiche e per il corpo e molto più diffuso delle dorghe leggere e anche dei cosidetti allucinogeni.
In italia i morti sicuramente causati dal consumo di alcool sono più di 25mila all'anno, ma l'atteggiamento nei confronti dei consumatori di alcool è molto più comprensivo che verso i consumatori di droghe di altro tipo, come se il fatto che una sia legalizzata e l'altra no le renda diversamente dannose.
Il punto poi è che si trascura secondo me colpevolmente un aspetto delle droghe che ha poca importanza dal punto di vista dell'asocialità del tossicodipendente preso come tipico, ma è essenziale, chiunque abbia avuto contatti con consumatori di dorghe dal reddito medio alto ( in politica e tra gli imprenditori sono molti più di quanto si voglia ammettere ) sa benissmo che uno dei motivi pricipali che spinge al consumo di droghe è che queste sono fonte di intenso piacere fisico e mentale.
E che grandi consumatori di droghe possano arrivare in buona salute e avere una vita sociale e personale perfettamente normale non è una novità, per esempio basta vedere il caso del nostro caro senatore a vita novantenne Emilio Colombo.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con Pietro che anche l'alcool sia un problema sociale come la droga e come tale va combattuto. E' vero che persone del ceto medio alto hanno fatto(e fanno tuttora uso di droghe cosiddette leggere)ma mi pare che questo non sia un esempio da seguire.Il caso del senatore Emilio Colombo deve essere considerato come una rarità, data la sua tempra molto forte. Non bisogna criminalizzare nessuno, bisogna piuttosto "educare"e fare comprendere che grandi piacere "fisici" e "mentali" si possono conseguire con cose più costruttive dell'alcool e della droga come ad esempio la musica,lo sport,la poesia. Penso che ci siano forti interessi economici da parte di persone "molto in vista" e senza scrupoli che giocano con la vita dei più deboli e dei più "disarmati". E' così, si incomincia con le droghe leggere e poi si va a finire con l'eroina. Non sono rari i casi di giovani morti nei gabinetti pubblici o su qualche parco per overdose.

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu


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