Durante il corso della mia seppur giovane vita, poche cose mi hanno segnato nel profondo come le scuole che ho frequentato. Pur non avendo imparato quasi nulla, durante i tredici lunghissimi anni che mi hanno visto impegnato a scaldare i banchi scolastici, devo ammettere che dall'osservazione di quel piccolo universo che è la scuola pubblica ho imparato alcune delle cose più importanti per la formazione della mia personalità politica.
Addirittura, io credo di poter fissare con precisione il giorno di lezione in cui diventai liberale (anche se, ancora, non conoscevo il significato del termine). Fu una mattina d'inverno del 1996, anno in cui frequentavo la seconda media, durante una lezione di disegno. Il terribile professore della mia classe, che chiamerò 'S' per evitare una querela, era solito terrorizzare gli studenti nei modi più originali e fantasiosi, forte del fatto che difficilmente un bambino di 12 anni ha il coraggio di ribellarsi. Quel giorno entrò in classe trascinando per il braccio un ragazzo ritardato (che solitamente era accompagnato da un'insegnante di sostegno) del primo anno, e lo fece rimanere nell'angolo vicino alla porta mentre lui prendeva posto dietro alla cattedra.
Sedendo con aria truce, ordinò alla ragazza più brava della nostra classe di portargli i disegni che aveva con sè, dopodichè li confrontò con quelli del ragazzo ritardato che teneva con disprezzo, quasi accartocciati, sottobraccio. Era, ovviamente, un confronto impari. I disegni della ragazza erano ordinati, ben colorati, armoniosi; quelli del ragazzo portavano i segni di una specie di lotta con i pennarelli, nella quale l'autore aveva palesemente perso l'orientamento nonchè il senso della rappresentazione.
La scena durò alcuni minuti, durante i quali il professore si cimentò in una serie di commenti sarcastici intervallati (oggi mi pare incredibile) dal lancio per la classe dei disegni del povero ragazzo, e ricordo con vergogna che inizialmente la cosa mi sembrò addirittura divertente. Poi, però, notai la costernazione del ragazzo ritardato, che era rimasto per tutto il tempo immobile nel suo angolo tentando di trattenere le lacrime. Conscio della propria inferiorità, si trovava esposto al pubblico ludibrio a causa della crudeltà di un professore vigliacco con l'hobby della tirannide. Possibile che questo lunatico si mettesse a sfogare i propri cicli mestruali prendendosela con un ragazzo ritardato di 11 anni? Smisi allora di trovare la cosa divertente, e feci una cosa di cui, oggi, sono orgolioso. Gridai: "Basta!".
Ovviamente, tutta la classe mi guardò storto, e mi pentii immediatamente della mia avventatezza. Avevo rovinato quel momento di ilarità generale, e il professore mi fissava in silenzio con un'espressione di disgusto. Avevo una paura tremenda, e non riuscii a dire altro, poichè il cuore mi batteva nel petto all'impazzata. A qual punto, S. scacciò il ragazzo senza dire nulla e riprese, come niente fosse, la lezione, anche se poi convocò mia madre per il pomeriggio stesso.
Inutile dire che per il professore non ci furono mai conseguenze, e io fui preso di mira nei mesi seguenti come un reprobo e un sobillatore. Invano vari genitori si susseguirono negli anni denunciando le sue scorrettezze, poichè è più facile far volare un asino che avviare una procedura disciplinare contro un professore statale.
Portando nel cuore l'episodio che vi ho raccontato, insieme a molti altri, mi sono sempre detto che, se mi fosse data la possibilità di tornare indietro, non rifarei la scuola pubblica. Parlando con vari miei amici che hanno frequentato la scuola privata, li ho sempre invidiati per la serenità con la quale hanno attraversato gli anni della loro adolescenza, poichè se è vero che anche nel privato esistono professori imbecilli è vero anche che in tale sistema i comportamenti inaccettabili hanno più possibilità di venire neutralizzati. Mi dicevo: se la mia scuola fosse stata privata, le lamentele dei genitori non sarebbero rimaste inascoltate.
Più recentemente, però, ho riflettuto sul fatto che se oggi ho una particolare sensibilità nei confronti dei soprusi del potere lo devo soprattutto alla mia esperienza di sofferenza nella scuola pubblica, specialemente alle scuole medie. Se fossi vissuto, per così dire, sotto una campana di vetro, al riparo dalle ingiustizie del sistema burocratico-statuale, magari ora non mi sembrerebbe così importante occuparmi di politica.
Paradossalmente, credo che abbiano contribuito più i miei peggiori professori alla mia formazione politica che L. Einaudi o L. von Mises. Ecco perchè, probabilmente, credo che iscriverò mio figlio alla scuola pubblica: per fare di lui un vero liberale. Gli dirò, come Woody Allen: "Non ascoltare quello che dicono i tuoi professori. Tu guardali e basta, guarda come sono".
Addirittura, io credo di poter fissare con precisione il giorno di lezione in cui diventai liberale (anche se, ancora, non conoscevo il significato del termine). Fu una mattina d'inverno del 1996, anno in cui frequentavo la seconda media, durante una lezione di disegno. Il terribile professore della mia classe, che chiamerò 'S' per evitare una querela, era solito terrorizzare gli studenti nei modi più originali e fantasiosi, forte del fatto che difficilmente un bambino di 12 anni ha il coraggio di ribellarsi. Quel giorno entrò in classe trascinando per il braccio un ragazzo ritardato (che solitamente era accompagnato da un'insegnante di sostegno) del primo anno, e lo fece rimanere nell'angolo vicino alla porta mentre lui prendeva posto dietro alla cattedra.
Sedendo con aria truce, ordinò alla ragazza più brava della nostra classe di portargli i disegni che aveva con sè, dopodichè li confrontò con quelli del ragazzo ritardato che teneva con disprezzo, quasi accartocciati, sottobraccio. Era, ovviamente, un confronto impari. I disegni della ragazza erano ordinati, ben colorati, armoniosi; quelli del ragazzo portavano i segni di una specie di lotta con i pennarelli, nella quale l'autore aveva palesemente perso l'orientamento nonchè il senso della rappresentazione.
La scena durò alcuni minuti, durante i quali il professore si cimentò in una serie di commenti sarcastici intervallati (oggi mi pare incredibile) dal lancio per la classe dei disegni del povero ragazzo, e ricordo con vergogna che inizialmente la cosa mi sembrò addirittura divertente. Poi, però, notai la costernazione del ragazzo ritardato, che era rimasto per tutto il tempo immobile nel suo angolo tentando di trattenere le lacrime. Conscio della propria inferiorità, si trovava esposto al pubblico ludibrio a causa della crudeltà di un professore vigliacco con l'hobby della tirannide. Possibile che questo lunatico si mettesse a sfogare i propri cicli mestruali prendendosela con un ragazzo ritardato di 11 anni? Smisi allora di trovare la cosa divertente, e feci una cosa di cui, oggi, sono orgolioso. Gridai: "Basta!".
Ovviamente, tutta la classe mi guardò storto, e mi pentii immediatamente della mia avventatezza. Avevo rovinato quel momento di ilarità generale, e il professore mi fissava in silenzio con un'espressione di disgusto. Avevo una paura tremenda, e non riuscii a dire altro, poichè il cuore mi batteva nel petto all'impazzata. A qual punto, S. scacciò il ragazzo senza dire nulla e riprese, come niente fosse, la lezione, anche se poi convocò mia madre per il pomeriggio stesso.
Inutile dire che per il professore non ci furono mai conseguenze, e io fui preso di mira nei mesi seguenti come un reprobo e un sobillatore. Invano vari genitori si susseguirono negli anni denunciando le sue scorrettezze, poichè è più facile far volare un asino che avviare una procedura disciplinare contro un professore statale.
Portando nel cuore l'episodio che vi ho raccontato, insieme a molti altri, mi sono sempre detto che, se mi fosse data la possibilità di tornare indietro, non rifarei la scuola pubblica. Parlando con vari miei amici che hanno frequentato la scuola privata, li ho sempre invidiati per la serenità con la quale hanno attraversato gli anni della loro adolescenza, poichè se è vero che anche nel privato esistono professori imbecilli è vero anche che in tale sistema i comportamenti inaccettabili hanno più possibilità di venire neutralizzati. Mi dicevo: se la mia scuola fosse stata privata, le lamentele dei genitori non sarebbero rimaste inascoltate.
Più recentemente, però, ho riflettuto sul fatto che se oggi ho una particolare sensibilità nei confronti dei soprusi del potere lo devo soprattutto alla mia esperienza di sofferenza nella scuola pubblica, specialemente alle scuole medie. Se fossi vissuto, per così dire, sotto una campana di vetro, al riparo dalle ingiustizie del sistema burocratico-statuale, magari ora non mi sembrerebbe così importante occuparmi di politica.
Paradossalmente, credo che abbiano contribuito più i miei peggiori professori alla mia formazione politica che L. Einaudi o L. von Mises. Ecco perchè, probabilmente, credo che iscriverò mio figlio alla scuola pubblica: per fare di lui un vero liberale. Gli dirò, come Woody Allen: "Non ascoltare quello che dicono i tuoi professori. Tu guardali e basta, guarda come sono".
Francesco Lorenzetti
9 commenti:
caro francesco,non sono della tua stessa opinione.ho frequentato le elementari e le medie in una scuola privata e posso con assoluta certezza dirti che lo spirito che si respirava nelle scuole private non l'ho mai trovato nella scuola pubblica(superiori).la competizione e la meritocrazia nella scuola cui sono andato erano la normalità.sono stato tra i primi della classe in tutti e tre gli anni delle medie e stimato per questo.nella scuola pubblica,io ho riscontrato l'opposto. se mai avrò la fortuna di avere un figlio,esso probabilmente frequenterà la scuola privata.
La mia era una provocazione. E' ovvio che la scuola privata sia migliore, ma volevo dire che provando sulla propria pelle le ingiustizie e le inefficienze del pubblico si acquisisce una maggiore sensibilità politica.
Mi sembra evidente che chi nasca in una famiglia agiata che gli faccia da 'scudo' sviluppi molto meno l'interesse per quel che succede all'uomo della strada.
Il mio "picco minimo" di liberalismo (che poi non è detto...) riguarda proprio la questione delle scuole private. Proprio perchè private, non vedo perchè debbano essere finanziate dallo Stato...per me pubblico è pubblico, privato è privato. Tra l'altro, il 99,9% delle scuole private sono cattoliche, per cui...
caro federico,sparare continuamente a zero contro la religione cattolica non lo condivido affatto. Ti prego perciò di giustificare in modo esauriente i tuoi attacchi al cattolicesimo quando lo fai. Rispetto la tua laicità ma non il tuo anticattolicesimo spassionato.
Sono cresciuto in una scuola privata gestita da suore e ti assicuro che non hanno mai minacciato di mangiarmi.
Dov'è, che nel mio post, c'è qualcosa che possa essere etichettato come "sparare a zero sulla religione cattolica"? Non mi sembra che dire "Tra l'altro, il 99,9% delle scuole private sono cattoliche, per cui..." sia sparare contro la religione. E poi, non confondiamo anticlericalismo e avversione alla religione. Essere anticlericali significa contestare la gerarchia ecclesiastica e le sue posizioni, non essere contro la religione in sè. E cmq, sarò sempre contro ad una "casta" illiliberale, che si oppone alla ricerca scientifica, criminalizza l'aborto, gli omosessuali, il preservativo, ecc.
da me non esistono scuole private, se non asilo ed elementari, ma credo che la scuola pubblica abbia il pregio di affrontare l'alunno alla schifezza, al parassitismo, alla burocrazia, etc etc, ovvero all'Italia. Sognare a occhi aperti in una scuola privata sarebbe bello se ci fosse qualche collegamento con l'Italia reale.
PS: quel prof è uno stronzo
la scuola privata è epr gli asini figli di papà a cui non va di studiare.
Un pregiudizio come un altro. Il fatto vero è che finchè non ci sarà la possibilità per gli istituti di farsi concorrenza anche SUI PROGRAMMI non ci saranno mai grandissime differenze nella preparazione dei privatisti rispetto agli altri. Credo che il resto sia puro campanilismo.
orgoglioso di essere ex Salesiano ;)
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