lunedì 12 maggio 2008

ARRIVANO I NOSTRI!

di Zamax

Tanto abbiamo frignato che finalmente pure noi, figli della Serenissima, abbiamo i nostri eroi al governo. Tre in tutto. Due addirittura sono miei compatrioti, i trevigiani Zaia e Sacconi. L’unico rammarico – ma non si può avere tutto dalla vita – è che arrivino dalla zona di Conegliano, cioè dalla Sinistra Piave, quando invece è notorio che noi della Destra Piave siamo molto più in gamba.

Nonostante questo ci incoraggia il fatto che anche da quelle terre parzialmente civilizzate siano usciti grand’uomini come il calciatore Alessandro Del Piero o l’immortale librettista di Mozart, Lorenzo Da Ponte, ebreo convertito, prete spretato, gran puttaniere e valoroso difensore delle patrie lettere quando andò lungamente ramingo in paese straniero.

Luca Zaia, il nuovo ministro per le politiche agricole, è un ragazzotto asciutto e slanciato che dimostra più dei suoi rotondi quarant’anni. Zaia è un trevigiano DOC, ossia senza grilli per la testa ma amico della vita. Ha percorso un cursus honorum perfetto per un esemplare della nostra razza: diplomatosi al liceo bene dei campagnoli, la prestigiosa scuola enologica di Conegliano, laureatosi poi in quel di Udine in scienze della copula animale settore bestiame grosso, si è fatto le ossa non nell’azienda meccanica di papà, dove peraltro fece l’incontro decisivo con Gian Paolo Gobbo, allora semplice apostolo della Padania e attuale sindaco pro forma della Treviso del Generalissimo Gentilini, bensì come PR della discoteca Manhattan: naturale prologo, almeno dalle nostri parti, alla carriera politica nelle schiere della Lega Nord, e vera scuola di vita, vista l’ottima organizzazione propagandistica dimostrata in seguito, che gli ha permesso di sfracellare gli avversari politici nelle elezioni provinciali per due volte di seguito. Per dire: Luca era ancora sconosciuto quando muri e caseggiati abbandonati lungo le strade della Marca Gioiosa et Amorosa si riempirono di scritte inneggianti al futuro ministro: Forza Zaia, W Zaia.

Sotto la sua presidenza più che di ronde la Marca si è riempita di rotonde piccole e grandi, perché la sicurezza stradale è stata un suo chiodo fisso. Voci maligne si sono levate quando in autostrada è stato beccato a 193 km/h dalla polizia, ma ingiustamente, in quanto una tromba d’aria aveva appena devastato la nostra patria e Luca stava tornando trafelato nella stanza dei bottoni a bordo non di un’auto blu – pregasi notare - ma della sua utilitaria BMW per coordinare gli interventi d’emergenza.

Per dimostrare che la sua amministrazione non scialacquava ha messo sotto contratto sei asini in carne e ossa. Questo è stato il suo colpo di genio. Economici ed ecologici, i mussi tosaerba lungo le strade sono diventati una celebrità nazionale come il radicchio trevigiano e il Prosecco di Valdobbiadene. Arrivato poi come un uragano alla vicepresidenza della regione Veneto, è stato arrestato dal paron de casa Giancarlo Galan, che lo ha consegnato nelle mani di Berlusconi pur di liberarsene. Farà bene, perché è furbo.

Il nuovo Ministro del Lavoro & della Salute & delle Politiche Sociali (!), Maurizio Sacconi, è un capitano di lungo corso della politica italiana. A riprova della sua intelligenza ha passato tre lustri nella parte giusta della sinistra, quando questa era ancora sotto l’influenza nefasta dello spaventoso moralismo bolscevico dalla lingua biforcuta di Mortimer Berlinguer, cominciando come mozzo del bastimento craxiano alla fine degli anni ’70. Erano i tempi della Milano da bere, ossia della movida ambrosiana, quando Craxi ebbe il merito grandissimo di riportare un pezzo di sinistra sui solchi di una più conciliante umanità. Non toccato dal ciclone di Mani Pulite, rimase però fedele fino all’ultimo al PSI. Profugo, trovò scampo sulla zattera berlusconiana a metà degli anni ’90.

Sacconi, almeno all’orecchio ostrogoto del sottoscritto, favella in italiano senza particolari inflessioni o accenti, cosa notevole per un veneto e notevolissima per uno della Sinistra Piave, e segno di una vocazione mediatrice. Amico e collaboratore di Marco Biagi, conosce il mondo sindacale come le sue tasche. Pur essendo, ripeto, uno della Sinistra Piave, è uomo esperto e capace, e ha capito subito che il Presidente del Consiglio lo ha messo lì per togliergli molte castagne dal fuoco senza rompere troppo i coglioni, ché Silvio ha ben altre cose cui pensare, vista la spettacolare compagine femminile del nuovo governo.

Renato Brunetta, nuovo ministro della funzione pubblica, è un economista ma è soprattutto veneziano. La cosa non è affatto senza conseguenze. Per il veneto dell’entroterra e quindi soprattutto per i campagnoli della Marca – gente coi piedi per terra – fuori dell’ambiente anfibio della laguna il veneziano diventa un tipo poco affidabile, come un pesce fuor d’acqua: per qualcuno ancora della nostra gente che ha conservato i sani principi del buon tempo antico, l’epiteto “veneziano” significa “imbranato” o “bizzarro”. Il veneziano è cittadino del mondo, anche quando è lazzarone, e sarebbe un tipo disincantato anche se il destino gl’impedisse di superare i confini del sestiere di Castello o Dorsoduro. Questo spiega perché Brunetta sia di cultura politica laico-socialista, cosa che suona come una brutta e strana malattia, pericolosamente vicina al comunismo e al libertinismo, agli orecchi dei sani ragazzi terraioli, che sanno ancora distinguere tra la superbia del peccato e il peccato in sé, verso il quale dimostrano al contrario moltissima indulgenza e nel quale si allenano con cristiana sollecitudine pur di non lasciare disoccupata la misericordia.

Oggi il professore veneziano ha fama di liberista. A Brunetta le filosofie tremontiane fanno venire il latte alle ginocchia, ma il professore è uomo di mondo. Senza mai polemizzare apertamente continua a scrivere imperterrito porcherie pericolosamente mercatiste e, in cuor suo, forte della posizione storica di consigliere economico del presidente, mira a diventare l’eunuco che conta alla corte dell’Imperatore Silvio.

Brunetta è di una simpatia contagiosa ma è anche un tipetto assai ostinato e pignolo. Puntiglioso e vivace come una servetta delle baruffe chiozzotte, nelle disfide dialettiche, coi suoi occhi chiari e sgranati e il sorriso perennemente stampato in faccia, riesce puntualmente a mandare fuori dei gangheri gli avversari, specie quelli che alla Natura sono venuti fuori permalosetti, come il Druido della Valtellina ad esempio.

Brunetta è alto un metro e mezzo, ma come Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure, ha un coraggio da leone. Al momento della foto di gruppo della nuova compagine ministeriale come un fulmine si è fiondato bel bello a fianco della Prestigiacomo, l’attraente pertica sicula di chiarissimo sangue normanno. Ammetto: io non ci sarei mai riuscito, neppure dall’alto di tutti i miei notevolissimi 176 centimetri nudi e crudi. Piccolo grande Brunetta!

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Troppo forte... :-)

Comunque su Brunetta bisogna dire che effettivamente è un veneto 'sui generis'. L'ultima volta che è venuto a cena dalle mie parti si è lanciato in un lungo discorso fra l'antipasto e il risotto, finendo per far scuocere quest'ultimo fino a renderlo praticamente immangiabile.

Ma può un politico veneto rovinare pubblicamente 50 risotti? A giudicare dalla delusione dei commensali, direi di no. E pensare che il cameriere aveva timidamente tentato di fermarlo, per avvertirlo di questo rischio, ma lui l'ha fulminato come uno scolaretto, e l'ha mandato via con le orecchie rosse. Ci fu un grande malcontento fra gli ospiti in quell'occasione, e Brunetta perse certamente in popolarità.

Ad ogni modo, io lo adoro. E' troppo simpatico, ed è un vero liberista. Ha solo un carattere un po' particolare...

alessandro polcri ha detto...

Anche la mia Toscana, con i suoi Bondi, Quariarello, Bonaiuti, e per ultimo Verdini neo-coordinatore, sarà
parte importante nelle scelte del nuovo governo....

Forse su Bondi sarebbe stato meglio lasciarlo a casa, ne avrebbe giovato l'immagine del nuovo governo...

Anonimo ha detto...

Finalmente ti sei unito a noi.

pietro ha detto...

Scusate, mi pare di aver letto che Brunetta è stato militante nel partito socialista italiano, e mi chiedo come mai molti liberali attuali del PDL siano ex socialisti o ex comunisti, mentre quelli che erano Liberali, nel PLI degli anni 70 e 80, quando era veramente un atto di coraggio esserlo adesso sono stati messi da parte.

Anonimo ha detto...

:D

Anonimo ha detto...

@ Francesco
Risotto? Dev'essere una fissazione lì da voi. Ricordo che al tempo della naja (su in Carnia da alpino) feci amicizia con uno di Nogara: quando ripensava a casa sua, alzava gli occhi socchiusi al cielo, e cominciava quasi a delirare enumerandomi tutta una serie di risotti: col pesce, "coe nose", ma soprattutto, mi ricordo, il risotto col "tastatale", che era l'acme e l'orgasmo di questa sua virtuale rimpatriata culinaria. Al che, quasi sveniva. Eh sì che per tutto il resto era una persona normalissima!

Anonimo ha detto...

@ GMR
Veramente è andata così: da quando tu, che pure sei uno psicoterapeuta di fama internazionale, tanto da essere citato anche nel Giornale da Filippo Facci (cosa che qui magari non sanno), e uomo tanto temprato da riuscire a sopravvivere a barbariche gozzoviglie coi tuoi colleghi russi e azeri; da quando tu, dunque, non hai disdegnato - alla stregua di Socrate - di far parte di una combriccola giovanile, mi ero ripromesso anch'io di far qualcosa. Solo che ogni volta che scrivevo un post con l'intenzione di spedirlo qui, arrivato alla fine, zac!, immemore,lo pubblicavo.
Al quarto tentativo sono riuscito a trattenermi.

Anonimo ha detto...

Pietro, l'epoca delle casacche numerate e delle fedine ideologiche è tramontata con la messa in soffitta del proporzionale puro...ma tu e quell'altro lì che se la ride non eravate per la "politica del fare" contro l'arroccamento partitocratico? E decidetevi, insomma.

Zamax, il post è all'altezza del suo autore e del contesto: il prossimo lo devi dedicare alle ministre, al ritorno della femmina, alle pose da seduttore del premier. Così il cerchio si chiude.
Pensa che, mentre rimembravi le nostalgie risottare del tuo ex commilitone, è venuta fame anche a me. Tra l'altro Nogara, a differenza di Cerea, si pone al crocevia di due strade - e quindi di due filosofie - del riso: quella mantovana e quella veronese. La completezza di gamma che hanno là (e a Isola Della Scala) è qualcosa di unico...si va dal mantecato alla pilota, con contaminazioni pappatorie di assoluto rilievo.
Dai che vieni a provarle!

pietro ha detto...

Non è questione di casacche, se gli ex socialisti e gli ex comunisti si sono resi conto degli errori fatti nel passato, ben vengano, ma mi da fastidio che gli unici che sono stati siceramente anticomunisti e liberali quando costava caro esserlo, adesso vengano messi in un angolo, forse perchè non hanno paura di dire che mettere Tremonti alla guida dell'economia è tutto meno che una scelta liberale.

Nessie ha detto...

Zamax , ma hai cambiato piattaforma? Non eri su wordpress? Vedo che ora sei su blogger,come la sottoscritta. Simpatico il nanetto de Vieniecia (si scrive così?). Ma io preferisco il Druido della Valtellina. E' meno ciacolone.
Ad ogni modo spero che fra tutti si rimbocchino le maniche e che compaiono un po' meno in tv. Non se ne può più della politica degli annunci e delle comparsate televisive. Senza contare che con più si parla, con più i media e i detrattori politici ti impediscono materialmente di agire, troncandoti le gambe ancor prima di muoverti.

Anonimo ha detto...

@ Nessie
Non equivochiamo. Io ho sempre il mio blog. Oggi sono ospite qui da questa banda di giovincelli. Come "guest star" faccio finta di credere...

Lo so, lo so, che sei una patita del Druido. Sei riuscita a pizzicarmi!

@ Ismael
Oddio, mi stati tentando...

Anonimo ha detto...

"Vieniecia"? Forse in qualche dialetto lusitano.. ;-)

Come si scrive non si sa, non essendo mai stato codificato. Io preferirei VENESIA, avvertendo però il lettore che la "S" va pronunciata sorda come quella di "sole"; ecco perché viene spesso scritto "VENESSIA", dove però l'ignaro lettore rischia di pronunciare una doppia inesistente. Altre forme storiche come "VENEXIA" ingannano ancora di più.
In spagnolo si scrive "VENECIA": involontariamente i latino-americani la pronunciano perfettamente; non però gli spagnoli che leggono la "C" come un "TH" sordo inglese (come in "think").

Anonimo ha detto...

OT
Sir Zamax non si perda stasera ad Anno Zero il mio sindaco terrone..ha modi un pò trevigiani.
Un misto tra pizza e radicchio...nome di battaglia: Pol Pot.

Zagazig


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