domenica 14 settembre 2008

DISABILITA' E SOLITUDINE

di Sara Acireale

Davanti a un portatore di handicap siamo colpiti dal suo dramma più evidente, cioè dal suo stato fisico. Difficilmente ci soffermiamo sui problemi psicologici che questo stato comporta. In questa nostra era automatizzata e superveloce, i modelli che ci vengono proposti giornalmente dai mass media sono di persone giovani, belle, forti ed efficienti che sono in grado di superare con un sorriso i vari problemi della vita. Guai ad essere inefficienti, disadattati, a dare l'impressione di non farcela a tenere il ritmo. La società odierna è molto complessa: da u na parte ci sono più opportunità rispetto al passato, d'altra parte assistiamo a contraddizioni e difficoltà.

I depressi, i diversamente abili, chi ha difficoltà fisiche o psichiche oggi vivono male la vita di relazione e possono trovarsi in totale isolamento. Esistono categorie di persone che possono sentirsi disorientate, in un mondo ostile e trovare mille difficoltà sul loro cammino. Il portatore di handicap ha bisogno di sentirsi sempre accettato, di avvertire attorno a se quel calore e quell'armonia che solo un affetto costante può dargli. La sola famiglia non basta. Purtroppo i famigliari del disabile, a volte, si isolano e isolano il disabile con quella malattia che sentono come propria. Questo tipo di atteggiamento è deleterio. Nei casi più gravi la disabilità non può essere solo un problema della famiglia, ma dell'intera collettività. E' compito della società evitare che ciò si verifichi facilitando l'intervento del disabile nelle strutture sociali.

Le attuali norme a tutela degli invalidi prevedono l'abbattimento delle barriere architettoniche che possono ostacolare una completa autonomia e la creazione di nuove strutture alternative come, per esempio, rampe accessibili o carrozzine al posto dei gradini, parcheggi e posti riservati sui mezzi pubblici.

Bisognerebbe dare la priorità ai diritti di chi vive in situazione di disabilità. I disabili devono avere possibilità di scelta fra tutti i prodotti che la scienza mette a disposizione della collettività per raggiungere obiettivi di riabilitazione, integrazione e vita indipendente.

Per avere una vita indipendente il portatore di handicap deve potere disporre di mezzi che garantiscono la sua mobilità. Mi riferisco non soltanto alle barriere architettoniche, ma anche ai trasporti. Quello della mobilità è un grande problema perché la libertà di muoversi consente di andare a lavorare, di fare uso del tempo libero, persino di fare sport e di amare nel modo più conveniente. Per la vita indipendente occorre una cultura che consente il diritto all’autodeterminazione.

Nel nostro ordinamento, sebbene l’articolo 3 della Costituzione sancisca l’uguaglianza e la pari dignità di tutti i cittadini, i disabili restano fortemente discriminati nella nostra società.

Per quanto riguarda l'attività sportiva si va attuando una trasformazione per consentire la partecipazione a ogni attività da parte di persone più sfortunate di altre. Non tutti i portatori di handicap sono da ritenere soggetti esclusi dalla vita collettiva. Bisogna ricordare che la Federazione Italiana Sport-handicap annovera tra le sue fila più di 4.000 atleti che si cimentano in sport di carattere agonistico.

Bisogna che ciascuno di noi faccia la sua parte affinché tutte le differenze siano superate e non ci siano più cittadini di serie A e di serie B.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Sara per questo articolo. Dimostri di avere una sensibilità umana davvero speciale.

E devo dire che hai ragione, la politica è poco attenta ai problemi dei disabili, perché in termini elettorali non "rendono". Ecco allora che si spendono milioni di euro per iniziative bislacche e non si tenta nemmeno di rimuovere quelle barriere architettoniche che, anche negli edifici pubblici, mortificano i disabili e li fanno sentire "di serie B". E pensare che costerebbe così poco per risolvere queste cose!

Devo dire che però nel mio Comune, anche grazie al fatto che per motivi familiari il Sindaco è sensibile a questo tema, stiamo già facendo molto.

Speriamo che ovunque seguano questa strada

Anonimo ha detto...

Sono contenta che nel tuo comune si stia facendo molto per il problema dei disabili, da noi ancora la strada è in salita. Spero che ognuno di noi faccia qualcosa dimostrando empatia verso chi è più sfortunato, senza però eccedere nel pietismo fuori luogo.Penso che l'ultima cosa che un disabile si aspetta dai suoi simili, sia proprio il pietismo, ma bisogna trattare tutti alla pari. Spero che questo governo si interessi di questi problemi e faccia qualcosa per ridare dignità e valore a tutte le persone.Ringrazio Francesco per avere apprezzato questo articolo.

Anonimo ha detto...

Mi chiamo Mauro, in seguito a un incidente sono diventato disabile.Non potete capire come è cambiata la mia vita...in tutti i sensi.Vi ringrazio per avere pubblicato questo articolo.


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