venerdì 28 dicembre 2007

ESSERE "GLOBALI" E' "DA LIBERALI"?

di Federico Zuliani

A qualcuno potrebbero esser già venuti i sudori freddi, per cui liberiamo subito il campo da eventuali equivoci. Nessuna svolta "tremontiana" contro la globalizzazione economica, che è anzi un cardine del liberismo.
Ma, uscendo da un ambito meramente economico, e parlando della globalizzazione come fenomeno omnicomprensivo, ritengo non possa non saltare all'occhio una "contraddizione antropologica".
La globalizzazione socio-culturale, è innegabile, ha aumentato oltre la soglia di saturazione, il suo "fenomeno degenerativo", la massificazione.
Persone tutte uguali, vestite nello stesso modo, che mangiano le stesse cose e parlano con un linguaggio "universalizzato".
Tutto ciò cozza contro il "particolarismo umano" che, sebbene bandiera di una certa "destra global" (il cui "vate" è Marcello Veneziani), dovrebbe invece interessare in primis i liberali.
E' il particolare che differenzia un individuo da un altro, e sulla specificità di ogni persona ci differenziamo dalla visione "numerica" dello Stato-Chiesa marxisto-comunista.
Sono le differenze che fanno risaltare il merito, ad esempio. Ed il merito è uno dei cardini del pensiero liberale; non serve certo star qui a spiegare che è giusto partire "tutti uguali", ma che deve comunque vincere "il migliore", e non che "siamo e rimaniamo tutti uguali", con al massimo qualcuno "più uguale di altri"...
Basandoci su questo, credo si possa affermare che, a livello antropologico e culturale, essere "globali" sia molto distante dall'essere "Liberali".

4 commenti:

Anonimo ha detto...

"E' il particolare che differenzia un individuo da un altro, e sulla specificità di ogni persona ci differenziamo dalla visione "numerica" dello Stato-Chiesa marxisto-comunista."

Pienamente d'accordo.
Il punto però è che nella visione marxista l'uguaglianza viene imposta e le differenze fra gli individui vengono cancellate in modo forzoso e artificiale, mentre nel caso della globalizzazione le persone scelgono liberamente, fra più opzioni, che cosa guardare, come vestirsi o che cosa mangiare...

Le persone hanno tutto il diritto ad avere gusti diversi da quelli della maggioranza o a comportarsi in modo differente se lo desiderano, ma non devono essere obbligate ad essere diverse in nome del pericolo dell'omologazione...

Facciamo un esempio...
Nell'Urss lo Stato produceva un determinato bene e il consumatore poteva acuistare solo quello...
In un'economia di mercato c'è la concorrenza fra più produttori e il consumatore ha la possibilità di scegliere il prodotto che ritiene migliore...
Questo non significa che non ci possa essere un monopolio...
Può anche darsi che anche se ci sono 10 produttori che producono un determinato bene i consumatori scelgano liberamente di premiarne uno perchè lo ritengonono oggettivamente migliore...
La differenza tra i due casi è che nel primo ci troviamo di fronte ad un monopolio imposto,mentre nel secondo ad un monopolio che il frutto di una libera scelta da parte dei consumatori...

Se parliamo di mode (riguardino stili di vita, gusti cinematografici o letterari, preferenze alimentari o di look) il discorso è lo stesso...
Se tu critichi la globalizzazione perchè omologa è come se nell'esempio di prima invocassi l'intervento di un'entità che impedisce a qualcuno di comprare il prodotto di una certa marca perchè stabilisce che devono per forza esitere più produttori...

Rapportando il tutto all'argomento del post: se si imponesse a tutti i popoli del pianeta di vestire nello stesso modo o di mangiare le stesse cose allora si potrebbe parlare di massificazione imposta e condannarla da un punto di vista liberale,ma se una persona avendo la possibilità di scegliere ritiene -che so- che i jeans siano più comodi di un abito tradizionale della propria cultura perchè condannare l'esito di una decisione libera,in cui chi la prende valuta tra più opzioni che cosa ritiene migliore?

Il liberalismo non salvaguarda la diversità, ma la libertà...
Il che implica che in una società libera chi è diverso perchè più intelligente e con più capacità rispetto alla media otterrà risultati più brillanti, o che chi vuole seguire stili di vita alternativi rispetto a quelli della maggioranza lo possa fare, ma la presenza di una società liberà implica anche che se su 100 persone
poste di fronte a più alternative tutte e 100 optino per la medesima decisione perchè la ritengono quella migliore questo vada rispettato, e non che alcuni vengano obbligati ad essere diversi perchè qualcuno stabilisce che è meglio così...

Quello che fa la differenza -come sempre- è la libertà...

pietro ha detto...

C'è un altro punto che mi sembra utile notare, la cosiddetta globalizzazione o massificazione rende simili gli stili di vita di popolazioni diverse, non certo le scelte dei singoli individui.
Questo fatto mi ricorda una osservazione di un noto studioso di genetica, Cavalli Sforza, che la variabilità genetica all'interno delle singole popolazioni è molto maggiore delle differenze tra una popolazione e un altra.
Insomma , gli individui sono molto più distinti tra di loro di quanto lo siano le cosidette razze.
Se questo è vero si possono ridurre notevolmente le differenze tra popolazioni diverse senza minimamente influire sulle differenze tra gli individui.

Federico Zuliani ha detto...

"nel caso della globalizzazione le persone scelgono liberamente, fra più opzioni, che cosa guardare, come vestirsi o che cosa mangiare...

Se parliamo di mode (riguardino stili di vita, gusti cinematografici o letterari, preferenze alimentari o di look) il discorso è lo stesso...
Se tu critichi la globalizzazione perchè omologa è come se nell'esempio di prima invocassi l'intervento di un'entità che impedisce a qualcuno di comprare il prodotto di una certa marca perchè stabilisce che devono per forza esitere più produttori..."

Beh, non sono del tutto d'accordo che sia una scelta del tutto libera. Dal punto di vista "accademico" potrei anche concordare, riassumendo in un "le persone SCELGONO di omologarsi". In verità, non la ritengo una libera scelta, ma piuttosto una "non-scelta", un seguire il gregge in una sorta di "(in)consapevolezza di massa" che "spinge a fare qualcosa", piuttosto che "una scelta di fare qualcosa".

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con Pietro. La sintesi e la compenetrazione di culture diverse non minaccia la libertà e il principio di autodeterminazione, ma anzi rende tutti più liberi e tende ad accelerare il progresso politico ed economico mettendo in competizione modelli diversi.

Negli USA, dove il melting pot c'è da sempre, sono presenti un particolarismo e una varietà di stili di vita davvero maggiore rispetto ai paesi "conservatori" come l'Italia.

L'apparente omogeneizzazione del mondo è in realtà una più fitta rete di compenetrazioni culturali. Spesso si dice che ormai siamo tutti "globalizzati" perchè anche da noi è arrivato il wrestling e il Mc Donald's, mentre negli USA mangiano pizza e spaghetti. Ma questo non ha tolto nulla a ciò che c'era prima, ha solo aumentato le opportunità e le libertà per tutti. Sta al singolo saper beneficiare di questo.


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