lunedì 17 marzo 2008

TROVATEVI UN BUON PARTITO

di Francesco Lorenzetti

La battuta di Silvio Berlusconi alla cosiddetta precaria -che poi in realtà non lo era, ma fa lo stesso- ha monopolizzato il dibattito politico del nostro strano paese per più di una settimana, e io mi interrogo sul perché. Ci ho pensato a lungo (si fa per dire) e ho concluso che essa deve avere rappresentato una formidabile occasione per tutti i partiti di consumare un altro po’ di campagna elettorale senza dire assolutamente nulla.

In effetti, immagino quanto sia imbarazzante, per dei politici, portare avanti una campagna di quasi due mesi proponendo sempre le stesse idee che circolano da quindici anni. Poveretti, è comprensibile che colgano ogni occasione per scontrarsi su qualcosa che non li impegnerà in alcun modo dopo le elezioni e che li tolga dall’impaccio di cercare di reiterare in continuazione proposte addirittura antistoriche.

D’altra parte, queste cose sono uno spasso per tutti: per gli amanti del gossip, per i giornalisti per i programmi di approfondimento, per noi blogger ecc, e ciò accade a causa di una specie di psicosi collettiva che chiamerei “sindrome da Grande Fratello”, cioè di un fenomeno di bassa lega che crea nell’opinione pubblica una grande ed ipocrita esecrazione, ma al contempo riesce ad accentrare l’attenzione di milioni di persone, le quali non si sognerebbero nemmeno di dedicare la stessa passione a contenuti di vera qualità. Berlusconi questo lo sa, e da grande conoscitore del popolo dei telespettatori si rende conto che per avere visibilità deve abbassare il livello della comunicazione. Gli altri, naturalmente, gli vanno dietro; sono arrivati un po’ in ritardo (come sempre) ma perfino i comunisti hanno capito come funziona il giochetto. Così ci troviamo oggi ad assistere ad una campagna elettorale che assomiglia più ad un’assemblea di condominio che ad un confronto di idee.

Ho seguito, in questi giorni, i commenti della blogosfera alla campagna elettorale in corso, i quali sottolineano giustamente la pochezza dello slancio riformista dei programmi finora presentati, la banalità dei contenuti, lo scarso tasso di liberalismo di quasi ogni partito. Ma se pensiamo che i nostri politici siano degli incompetenti, o degli ignoranti, o che non abbiano voglia di fare le riforme, allora siamo degli ingenui. Chi ci governa è migliore di noi, perché conosce la gente e si comporta di conseguenza. In fondo, è la legge della domanda e dell’offerta. Credete davvero che si potrebbe non dico vincere le elezioni, ma almeno farsi ascoltare proponendo una politica economia asettica (anche se ‘scientificamente corretta’) come il capitalismo? Credete che qualcuno cambierà canale vedendo l’ennesima appassionante rissa televisiva senza contenuti per cercare di sentire un pallido liberale che lo spaventi spiegando come e perché bisognerebbe rottamare lo Stato socialista nel quale ha vissuto tutta la sua vita? Ammettiamolo, la gente non vuole il capitalismo. Il liberalismo (quello vero) spaventa i bambini ed allibisce gli adulti. Come si può chiedere all’uomo medio di immaginare, nello spazio di un’intervista televisiva, una società radicalmente diversa da quella che egli conosce? Non credo sia possibile. Certe cose o si studiano e si lasciano sedimentare nel tempo, oppure si rifiutano a priori, e il liberalismo è una di queste.

Al contrario, la politica-spettacolo funziona bene in tv, come il Grande Fratello: tutti lo insultano, si indignano e negano di vederlo, ma fa sempre 11 milioni di telespettatori i quali, con poche eccezioni, non sarebbero disponibili a cambiare canale optando per qualche bel programma di qualità.

Prendete i cosiddetti ‘contestatori della politica’, vari Grillo&Co: non sono altro che massaie inconsapevoli, perché percepiscono che qualcosa non va, si lamentano, sbraitano e lanciano anatemi ma ricadono sempre, inevitabilmente, nello stesso paradosso, e cioè quello di riproporre il socialismo come modello correttivo del malvagio capitalismo. Ma come si fa ad essere ‘antipolitici’ e al contempo ‘socialisti’? Vallo a capire. Ad esempio, Grillo cita spesso esempi di amministratori pubblici corrotti ed incompetenti, ma propone di creare una grande impresa di Stato per togliere la gestione idrica ai privati. Non capisce che il problema non è l’inefficienza di un singolo amministratore, ma un sistema che, persa la bussola del mercato, non ha nemmeno dei criteri per valutare che cosa sia l’efficienza stessa. Eppure, è questo il solo modo di ragionare che la massa comprende: quello di cercare la soluzione al problema contingente evitando di fare una riflessione critica sul sistema nel suo complesso. Il tutto, preferibilmente condito con molta polemica, parole grosse e ridicoli slanci giacobini.

Ma non è solo un problema italiano. La gente è uguale dovunque, ed è per questo che Mises scrisse “Non possiamo pensare di far vincere le idee liberali con gli stessi mezzi adottati dagli altri partiti politici”. Io la penso esattamente così, e ne vedo una conferma nell’autoritarismo (in senso lato) insito nelle due sole autentiche rivoluzioni liberali compiute nella storia: quella Thatcheriana e quella Reaganiana. Entrambe furono rivoluzioni democratiche, ma ebbero luogo contro il volere generale (chiedo scusa se uso espressioni di dubbia provenienza) intendendo col termine il ‘cartello’ a quel tempo formatosi di poteri forti, sindacati, media e larghi strati della popolazione. Inoltre, teniamo presente che esse avvennero nelle uniche due nazioni sulla faccia della terra scevre dalla fobia per la libertà.

Non nutro speranze che cose del genere possano accadere in Italia, perciò ritengo sia meglio se cominciamo ad organizzarci contando su strategie diverse da quella dell’attesa di un Messia. Io la vedo così: non dobbiamo avere fastidio per i partiti, che svolgono la loro funzione di catalizzatori di consenso. Invece, sfruttiamoli. Entriamo a farne parte portando le nostre idee senza arrivare alla rottura, consapevoli che è necessario attendere il momento giusto per alzare la voce. Ma soprattutto formiamo una lobby, una fratellanza, una consorteria (chiamatela come volete) e aiutiamoci l’un l’altro per entrare nelle istituzioni. Noi arancioni, nel nostro piccolo, lo facciamo, e devo dire che funziona; basta avere pazienza: ad augusta per angusta.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Di un realismo adamantino. Ti taggo all'istante.

Federico Zuliani ha detto...

Se devo fare un paragone con la campagna del 2006, questa è veramente smorta e "timida". X carità, probabilmente negli ultimi 10-15 gg si spareranno i fuochi d'artificio, ma nel frattempo...

D'altra parte, con le possibilità di vittoria limitate solo a PdL e PD (e rispettivi accoliti), e con l'ipotesi del "se non stravinciamo, governiamo assieme", è difficile sperare in una "battaglia". Infatti rumore lo fanno solo le piccole formazioni, e nemmeno tutte. Cavolo, la Sinistra sinistra, quando avrebbe dovuto "autocensurarsi" in quanto alleata di Mastella, Dini et similia, ne sparava a frotte, ora che potrebbe dire quello che vuole, niente di niente. Fortuna che c'è Boselli e i suoi incazzati...

Anonimo ha detto...

Ma il punto non è la concitazione o meno della campagna elettorale. Volevo sottolineare che la politica è uno stupido show perchè così vuole la gente, anche se nessuno lo ammette. E poi, tutti si lamentano, e sono tutti 'antipolitici'. Però se gli proponi di aprire al mercato riducendo il potere dello Stato tutti, come dicono gli inglesi, 'si pisciano sotto'. E allora vuol dire che c'è qualcosa che non va nella democrazia.

Anonimo ha detto...

...ho riletto in questi giorni il Dornbusch- Fischer perché talvolta devo ripassare le teorie macroeconomiche dall'inizio per capire dove è terminata la lettura di chi nel 2008 a nutre speranze di una riforma Thatcheriana o Reaganiana...
A parte le battute, ho amici americani e inglesi, che vivono attivamente e in modo consapevole il loro paese con orientamenti politici differenti anche se difficilmente inquadrabili nei nostri schemi partitici e per i quali nomi come "Popolo delle libertà" fanno ridere tanto quanto "La sinistra L'arcobaleno".
Si sono formati su Herbert Scarf, Amartya Sen, Joseph Stiglitz lasciandosi alle spalle Laffer e la Supply-Side economics.

Permettimi di puntualizzare una cosa poi che mi sta particolarmente a cuore; il giudizio che esprimi su "Grillo e co." non può che derivare da una conoscenza superficiale del Movimento, perché di questo si tratta almeno nella definizione sociologica (cosa che al momento non mi pare sia il movimento arancione a parte il nome) e proprio per questo non può essere definito "antipolitico".
Poi se vogliamo prendere per buoni i giudizi che leggiamo sui giornali è un altro discorso.
Partecipa a qualche meetup, approfondisci la conoscenza delle persone che ne fanno parte e poi magari sarai in disaccordo su tutto, ma ti accorgerai che sono tutt'altro che quattro "massaie inconsapevoli"

Mi chiedi se mi ritengo liberale, sinceramente non so cosa risponderti. Talvolta mi trovo in perfetta sintonia con chi dice di esserlo e a volte la penso esattamente al contrario.
Quello di cui sono certo è che sia in atto un radicale cambiamento dei sistemi sociali e che siano necessari dei nuovi paradigmi economici di riferimento e di conseguenza anche dei sistemi politici destinati a governare il tutto.

Anonimo ha detto...

Matteo, dai, non fare il superiore... Sei stato assessore con la sinistra per anni, non venirmi a dire che il tuo pensiero è troppo vasto ed articolato per ricevere etichette, e che noi siamo dei retrogradi e degli ignoranti perchè aspiriamo ad uno Stato più magro che salassi di meno la gente...
Su Grillo, rinnovo ciò che ho scritto. Ha solo catalizzato uno scontento viscerale di una massa incapace di individuare le vere cause dei problemi occidentali.

Anonimo ha detto...

Forse sono solo più vecchio, e con qualche istante di riflessione ed analisi in più sulle spalle.
Non pretendo il confronto, almeno fino a che da una buona capacità compilativa, non si passi alla rielaborazione di un pensiero proprio che interpreti il momento storico, magari guardando appena appena avanti, con dubbio e curiosità.

Però, giusto per semplificare, un vero liberale è di destra o di sinistra?
(per un pregevole contributo cliccare sul mio nome)

Anonimo ha detto...

"Non pretendo il confronto, almeno fino a che da una buona capacità compilativa, non si passi alla rielaborazione di un pensiero proprio che interpreti il momento storico, magari guardando appena appena avanti, con dubbio e curiosità"

-???-

Quando capirò il significato di questa frase criptica e misteriosa ti risponderò.

Su Nico Valerio: no comment

Cervo ha detto...

Francesco te la spiego io la "frase criptica".

Era solo una frase, scritta in un italiano normale, credo, che significa: "Non mi aspetto di poter avere con te un qualcosa di simile ad un confronto fino a quando non passerai dalla fase in cui sei ora, nella quale prendi semplicemente un'idea qua e una là dalle bagaglio di idee sviluppate da altri in passato, ad una fase in cui sviluppi un'idea che sia farina del tuo sacco e che sappia interpretare la realtà attuale".

E' preoccupante che tu abbia trovato quella frase "criptica".

Quanto al tuo articolo, mi ha fatto sorridere perchè l'hai sconfessato tu stesso senza rendertene conto.

Hai scritto: "In fondo, è la legge della domanda e dell’offerta."

E poi continui:

"Credete davvero che si potrebbe non dico vincere le elezioni, ma almeno farsi ascoltare proponendo una politica economia asettica (anche se ‘scientificamente corretta’) come il capitalismo? Credete che qualcuno cambierà canale vedendo l’ennesima appassionante rissa televisiva senza contenuti per cercare di sentire un pallido liberale che lo spaventi spiegando come e perché bisognerebbe rottamare lo Stato socialista nel quale ha vissuto tutta la sua vita?"

Ora ti scrivo il motivo per cui hai difficoltà a parlare del tuo argomento preferito, il Capitalismo, in TV. Mi raccomando, fai attenzione:

"In fondo, è la legge della domanda e dell’offerta."

Purtroppo il mondo che non ti piace è quello che pensi di volere.

Anonimo ha detto...

Vabè a parte il giochetto di cambiare nick per far vedere che qualcun altro ti dà ragione, che è patetico perchè comunque io riesco a vedere l'IP, nella tua frase mancava perlomento una virgola.

Poi l'ultima cosa che hai detto è solo un gioco di parole. Non c'entrano nulla le logiche delle preferenze dei consumatori con quelle degli elettori, perchè in un mercato le scelte degli altri non influiscono sulle mie, mentre in democrazia è vero il contrario. Io infatti sostengo il mercato, cioè un sistema di libertà, non la democrazia.


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