A dispetto delle malelingue messe in circolazione dai pennaioli di regime, che adombravano ritardi nella formazione del governo causa pugnaci duelli all’ultima poltrona fra i vincitori delle elezioni, il quarto gabinetto Berlusconi è venuto alla luce nel minor tempo consentito dai nostri pachidermici riti istituzionali.
La squadra consta di dodici ministri con portafoglio e di nove dicasteri senza; un apprezzabile dimagrimento di organico rispetto alla generosa polizza assicurativa stipulata – con quale e quanta fortuna, è compito del lettore giudicare – dall’ex facente funzione di Presidente del Consiglio con i suoi molteplici danti causa. Un malizioso direbbe: bella forza, lo snellimento era obbligatorio grazie a una norma inserita nell’ultima Finanziaria dal precedente governo. Ma si tratterebbe di un malizioso smemorato visto che, come già nel 2001, al neopremier sarebbe bastato un agile decreto legge per aprire la sagra degli spacchettamenti.
Ad ogni modo meglio razionare le buone notizie, giacché oggi si contano sulle dita di una mano – come il seguente passaggio in rivista del nuovo governo ministro per ministro renderà ahimé irrefutabile.
Saltando a pie’ pari il ritratto del Cavaliere himself, che da solo mi porterebbe via un paio di cartelle come minimo, non rimane che partire da Giulio Tremonti (Economia). Da quel che ne scrivono commentatori assai affidabili, i suoi libri restituiscono alla perfezione i contorni del deserto culturale in cui abita la Destra italiana. Una mistura di protezionismo, mercantilismo e tradizionalismo spicciolo, più un’ingente sopraddote di inesattezze e contraddizioni marchiane: se costui è davvero la mente economica del berlusconismo, continueremo a produrre semilavorati scadenti e beni artigianali fuori dal tempo ancora per dieci anni (a essere ottimisti). Nondimeno consoliamoci con la prospettiva di un fisco più amichevole nei riguardi dell’impresa e del lavoro autonomo, che dopo Visco non è poco.
Viene poi il turno di Franco Frattini (Esteri), già vicepresidente della commissione UE con delega alla Giustizia e alla Sicurezza. A lui il gradito compito di farci dimenticare in fretta le rivoltanti effusioni di Massimo D’Alema con i capibanda di Hezbollah, nonché quello di rimettere la politica estera italiana sui binari dell’atlantismo e dell’anti-eurocrazia. La seconda vera buona nuova è il nome di Roberto Maroni agli Interni. Si tratta della migliore risposta possibile alla giusta domanda di sicurezza suggellata dal successo leghista alle scorse elezioni.
Incuriosisce l’idea di avere Ignazio la Russa alla Difesa, anche perché – diggiamolo – il physique du role del demonietto aennino non evoca precisamente marzialità. Ad Angelino Alfano, il Ghedini di Sicilia, è toccata la poltrona bollente in quel di via Arenula. Onestamente non credo che sarà all’altezza della battaglia per la separazione delle carriere di giudici e pm, ma il suo profilo garantista gli sarà di stella polare nelle burrascose mareggiate che lo attendono. Claudio Scajola torna allo Sviluppo Economico (era stato alle Attività Produttive dal 2005). Lo stupido apprezzamento su Marco Biagi che gli costò il Viminale sei anni or sono pesa ancora sulla sua reputazione. Ci si augura che continui a frenare la sua loquela e – da quel gran liberista che ha fama di essere – che non rinverdisca i fasti della mai abbastanza riprovata “politica industriale”. Metta ordine nel marasma tra professionisti e pubbliche amministrazioni provocato dalle “liberalizzazioni” del suo predecessore, piuttosto.
Cemento e moschetto, clientelismo perfetto: questo il motto che, secondo alcune indiscrezioni, Altero Matteoli dovrebbe apporre al suo blasone di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Scherzi a parte, chi sperava in soluzioni non smaccatamente assistenzialiste per Alitalia può mettersi il cuore in pace. Tiriamoci su il morale con Maurizio Sacconi al Welfare: il poco di buono venuto dai governi Berlusconi bis e ter (Legge 30 e riforma pensionistica) porta la sua firma. Sapere rintuzzati gli assalti di AN al suo dicastero, poi, soddisfa ancora di più.
Si torna perplessi con Luca Zaia all’Agricoltura: invece del protezionismo nazionale di Alemanno, avremo il protezionismo padano del nostro ormai ex vicepresidente di regione. Ci si irrita per Mariastella Gelmini all’Istruzione: non tanto perché si dubiti del suo valore, quanto perché non si capisce come mai questo dicastero debba sempre andare a personalità “gradite Oltretevere”, come si dice. Speriamo che questa ingiustificata consuetudine, se non altro, stavolta abbia fatto guadagnare i galloni di ministro della scuola a qualcuno in grado di arrestare la deriva pedagogistica che sta devastando il nostro sistema scolastico.
La soporifera Stefania Prestigiacomo va all’Ambiente, e chissà quali trovate progressiste avrà in serbo per un incarico foriero di credenziali politicamente corrette come questo. Magari le “quote verdi”, hai visto mai. Dulcis in fundo, Sandro Bondi ai Beni Culturali. E qui non si sa davvero cosa dire. Se la scelta è caduta su di lui, gli unici concorrenti diretti per la prestigiosa poltrona devono essere stati Emilio Fede e Alessandro Cecchi Paone, quindi tutto sommato ci va di lusso.
Per i ministeri senza portafoglio partiamo da Umberto Bossi (Riforma Federale): quella affidatagli sarebbe una questione maledettamente seria, speriamo non ne faccia un ripetitore di provocazioni tanto frequenti quanto politicamente innocue. A Roberto Calderoli tocca la Semplificazione Legislativa: vedi sopra. Andrea Ronchi (Politiche Comunitarie) e Giorgia Meloni (Politiche Giovanili) ingrossano le fila aennine, mentre per Renato Brunetta alla Funzione Pubblica c’è da rallegrarsi. La sua proverbiale grinta dovrà vedersela con i famelici statali italiani. Il neodemocristiano Rotondi prende l’Attuazione del Programma: dato il particolare compito affidatogli, speriamo lavori molto male. La bizzarra meritocrazia al contrario di Forza Italia ristora Raffaele (scon)Fitto con gli Affari Regionali: dopo la memorabile pettinata contro Niki Vendola, mi sembra una ricompensa quantomai opportuna. Apprendo infine con malcelata delusione della nomina di Mara Carfagna alle Pari Opportunità, perché è da decisioni come questa che capisci come Berlusconi vada democristianizzandosi vieppiù. Nel ’94 avrebbe piazzato Pamela Prati senza tanti complimenti, adesso ripiega su una che è perfino laureata. Dopo lei e Sandro Bondi, ai Rapporti col Parlamento uno si sarebbe aspettato il pupazzo Uan, ma ci scopre nientemeno che Elio Vito. Beh, troppa grazia.
Doversi quasi entusiasmare per due socialisti (Sacconi e Brunetta) e un leghista (Maroni) dà la cifra delle modestissime aspettative che ripongo nel nuovo esecutivo. Per l’ombra di un liberale confido in qualche sottosegretario, ma nel frattempo il mio scetticismo verso le attitudini riformatrici del quarto Berlusconi rimane troppo, per essere attenuato a breve.
La squadra consta di dodici ministri con portafoglio e di nove dicasteri senza; un apprezzabile dimagrimento di organico rispetto alla generosa polizza assicurativa stipulata – con quale e quanta fortuna, è compito del lettore giudicare – dall’ex facente funzione di Presidente del Consiglio con i suoi molteplici danti causa. Un malizioso direbbe: bella forza, lo snellimento era obbligatorio grazie a una norma inserita nell’ultima Finanziaria dal precedente governo. Ma si tratterebbe di un malizioso smemorato visto che, come già nel 2001, al neopremier sarebbe bastato un agile decreto legge per aprire la sagra degli spacchettamenti.
Ad ogni modo meglio razionare le buone notizie, giacché oggi si contano sulle dita di una mano – come il seguente passaggio in rivista del nuovo governo ministro per ministro renderà ahimé irrefutabile.
Saltando a pie’ pari il ritratto del Cavaliere himself, che da solo mi porterebbe via un paio di cartelle come minimo, non rimane che partire da Giulio Tremonti (Economia). Da quel che ne scrivono commentatori assai affidabili, i suoi libri restituiscono alla perfezione i contorni del deserto culturale in cui abita la Destra italiana. Una mistura di protezionismo, mercantilismo e tradizionalismo spicciolo, più un’ingente sopraddote di inesattezze e contraddizioni marchiane: se costui è davvero la mente economica del berlusconismo, continueremo a produrre semilavorati scadenti e beni artigianali fuori dal tempo ancora per dieci anni (a essere ottimisti). Nondimeno consoliamoci con la prospettiva di un fisco più amichevole nei riguardi dell’impresa e del lavoro autonomo, che dopo Visco non è poco.
Viene poi il turno di Franco Frattini (Esteri), già vicepresidente della commissione UE con delega alla Giustizia e alla Sicurezza. A lui il gradito compito di farci dimenticare in fretta le rivoltanti effusioni di Massimo D’Alema con i capibanda di Hezbollah, nonché quello di rimettere la politica estera italiana sui binari dell’atlantismo e dell’anti-eurocrazia. La seconda vera buona nuova è il nome di Roberto Maroni agli Interni. Si tratta della migliore risposta possibile alla giusta domanda di sicurezza suggellata dal successo leghista alle scorse elezioni.
Incuriosisce l’idea di avere Ignazio la Russa alla Difesa, anche perché – diggiamolo – il physique du role del demonietto aennino non evoca precisamente marzialità. Ad Angelino Alfano, il Ghedini di Sicilia, è toccata la poltrona bollente in quel di via Arenula. Onestamente non credo che sarà all’altezza della battaglia per la separazione delle carriere di giudici e pm, ma il suo profilo garantista gli sarà di stella polare nelle burrascose mareggiate che lo attendono. Claudio Scajola torna allo Sviluppo Economico (era stato alle Attività Produttive dal 2005). Lo stupido apprezzamento su Marco Biagi che gli costò il Viminale sei anni or sono pesa ancora sulla sua reputazione. Ci si augura che continui a frenare la sua loquela e – da quel gran liberista che ha fama di essere – che non rinverdisca i fasti della mai abbastanza riprovata “politica industriale”. Metta ordine nel marasma tra professionisti e pubbliche amministrazioni provocato dalle “liberalizzazioni” del suo predecessore, piuttosto.
Cemento e moschetto, clientelismo perfetto: questo il motto che, secondo alcune indiscrezioni, Altero Matteoli dovrebbe apporre al suo blasone di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Scherzi a parte, chi sperava in soluzioni non smaccatamente assistenzialiste per Alitalia può mettersi il cuore in pace. Tiriamoci su il morale con Maurizio Sacconi al Welfare: il poco di buono venuto dai governi Berlusconi bis e ter (Legge 30 e riforma pensionistica) porta la sua firma. Sapere rintuzzati gli assalti di AN al suo dicastero, poi, soddisfa ancora di più.
Si torna perplessi con Luca Zaia all’Agricoltura: invece del protezionismo nazionale di Alemanno, avremo il protezionismo padano del nostro ormai ex vicepresidente di regione. Ci si irrita per Mariastella Gelmini all’Istruzione: non tanto perché si dubiti del suo valore, quanto perché non si capisce come mai questo dicastero debba sempre andare a personalità “gradite Oltretevere”, come si dice. Speriamo che questa ingiustificata consuetudine, se non altro, stavolta abbia fatto guadagnare i galloni di ministro della scuola a qualcuno in grado di arrestare la deriva pedagogistica che sta devastando il nostro sistema scolastico.
La soporifera Stefania Prestigiacomo va all’Ambiente, e chissà quali trovate progressiste avrà in serbo per un incarico foriero di credenziali politicamente corrette come questo. Magari le “quote verdi”, hai visto mai. Dulcis in fundo, Sandro Bondi ai Beni Culturali. E qui non si sa davvero cosa dire. Se la scelta è caduta su di lui, gli unici concorrenti diretti per la prestigiosa poltrona devono essere stati Emilio Fede e Alessandro Cecchi Paone, quindi tutto sommato ci va di lusso.
Per i ministeri senza portafoglio partiamo da Umberto Bossi (Riforma Federale): quella affidatagli sarebbe una questione maledettamente seria, speriamo non ne faccia un ripetitore di provocazioni tanto frequenti quanto politicamente innocue. A Roberto Calderoli tocca la Semplificazione Legislativa: vedi sopra. Andrea Ronchi (Politiche Comunitarie) e Giorgia Meloni (Politiche Giovanili) ingrossano le fila aennine, mentre per Renato Brunetta alla Funzione Pubblica c’è da rallegrarsi. La sua proverbiale grinta dovrà vedersela con i famelici statali italiani. Il neodemocristiano Rotondi prende l’Attuazione del Programma: dato il particolare compito affidatogli, speriamo lavori molto male. La bizzarra meritocrazia al contrario di Forza Italia ristora Raffaele (scon)Fitto con gli Affari Regionali: dopo la memorabile pettinata contro Niki Vendola, mi sembra una ricompensa quantomai opportuna. Apprendo infine con malcelata delusione della nomina di Mara Carfagna alle Pari Opportunità, perché è da decisioni come questa che capisci come Berlusconi vada democristianizzandosi vieppiù. Nel ’94 avrebbe piazzato Pamela Prati senza tanti complimenti, adesso ripiega su una che è perfino laureata. Dopo lei e Sandro Bondi, ai Rapporti col Parlamento uno si sarebbe aspettato il pupazzo Uan, ma ci scopre nientemeno che Elio Vito. Beh, troppa grazia.
Doversi quasi entusiasmare per due socialisti (Sacconi e Brunetta) e un leghista (Maroni) dà la cifra delle modestissime aspettative che ripongo nel nuovo esecutivo. Per l’ombra di un liberale confido in qualche sottosegretario, ma nel frattempo il mio scetticismo verso le attitudini riformatrici del quarto Berlusconi rimane troppo, per essere attenuato a breve.
21 commenti:
Ma dov'è finito il ministero della sanità??
"Impacchettato" in quello al Welfare, se non vado errato. Delegheranno qualcuno, forse.
Caro Ismael,
ho letto il libro di tremonti. In effetti, il tipo di tradizionalismo che ho trovato li mi è parso un po' troppo semplicistico. Non mi aspettavo Spengler, ma qualcosa di più si. Ultimamente sono anche andato sul sito di Area, la rivista diretta da Giano Accame. Intendo abbonarmi. Lì il livello è un po' più alto, ma ci sono anche delle ingenuità e dei rovinosi infantilismi. Il problema di una buona cukltura tradizionalistica è trovaer il puinto di equilibrio tra
necessità di superare certi razionalismi astratti o radicali del liberalismo puro (una sociteà non è solo economia) e al tempo stesso senza cadere in fumose romanticherie estetizzanti alla "la guerra del sangue contro l'oro". Occorerebbe poi anche essere buoni alleati degli USA, ma differenziandoci per non cadere nel servilismo culturale e al tempo stesso senza indulgere a un certo anti-americanismo invidiosetto. Meglio invece semmai epsrimere con franchezza una piena invidia. Per
esempio, in Area (sezione "fondamenti") l'unico che lo fa è stato Giano Accame (che racconta come, vedendo i film di guerra gli si torcessero le budella per l'invidia verso i vincitori). Tutti gli altri si rifugiano nella retorica della sconfitta, nell'orgoglio del distacco dal mondo (che va bene, se fatto prima, non dopo aver scatenato una guerra mondiale e averla persa. Dopo non si è credibili). E così via.
Mi scuso. Troppi errori di battitura. E poi il direttore di Area è Marcello de Angelis e non Giano Accame.
giusto concordo pienamente, anche sul giudizio dei singoli ministri.
i migliori: sono Frattini, fra tutti, e Maroni.
Ismael, esprimi benissimo ciò che vado scrivendo e dicendo anche in queste pagine web: i liberali a destra sono stati sfrattati ed il massimo ministeriale "liberale" berlusconiano sono i postsocialisti Brunetta, Sacconi e Frattini. Mi pare che i tassi di liberalismo e liberismo del precedente governo fossero più alto dell'attuale, no? C'è qualcun altro che non vede il nesso tra socialismo italiano e pensiero liberal-libertario?
"Impacchettato" in quello al Welfare, se non vado errato. Delegheranno qualcuno, forse.
Esatto, e pare destinato alla Brambilla...
Sul Governo: Bene Brunetta e Sacconi, a me Scajola è sempre piaciuto, x cui lo vedo bene.
Sull'Oltretevere: c'è andata di lusso, ricordiamoci i governi precedenti...
Zaia almeno nn assumerà 14 mila forestali calabresi.
La Russa: anch'io avrei preferito un personaggio con diverso profilo (mi sarei tenuto volentieri Martino, ma anche Pisanu e Scajola stesso andavano bene), xò Ignazio farà bene, me lo sento!
Matteoli: un "ambientalista di destra" alle Infrastrutture e Trasporti magari non è il top, ma peggio di Bianchi (e Pecoraro...) nn si può fare...
Bondi: i Beni Culturali, nonostante l'italico patrimonio artistico, è sempre stato un ministero che conta poco. X cui, piuttosto che in un dicastero "opertativo", meglio metterlo lì Don Sandro...
Mara Carfagna: forse la punta più alta, nel Governo, dei neo-con alla vaccinara. Ed è tutto dire...Tra l'altro, è sempre meno gnocca...
Sempre "bona" invece, la Prestigiacomo, che all'Ambiente speriamo - come dice Ismael - nn s'inventi "quote verdi"...
Son contento x la Meloni, ragazza molto preparata, e giovane vera, altro ke la Melandri!
Alfano: forse ha ragione Di Pietro, è l'interim di Berlusconi, ma cmq la faccia deve mettercela lui...speriamo sia all'altezza.
Tralasciando gli altri che "stanno nel mazzo", chiudo col tanto vituperato Tremonti. Che ieri sera, dialogando con Minoli, ha detto: "il Mercato, se possibile. Lo Stato, se necessario". E' già un passo avanti, rispetto ai "proclami no-global" degli ultimi tempi...
"Tra l'altro, è sempre meno gnocca[la Carfagna]"
Come sei difficile Federico... Io non sono così schizzinoso ;-)
"Tra l'altro, è sempre meno gnocca[la Carfagna]"
Come sei difficile Federico... Io non sono così schizzinoso ;-)
No, no, ha ragione...
Ma l'hai vista ultimamente?
Capelli corti a caschetto (sta malissimo), abbigliamento ultra-castigato...
Forse anche viso un po' invecchiato e sciupato...
La Carfagna in versione calendario purtroppo è solo un lontanissimo ricordo...:-(
Carissimo GMR, qualche refuso sparso qua e là non inficia il valore delle tue giuste considerazioni. Il tradizionalismo afittico di tanta parte della destra italiana è l'inevitabile contraltare dell'arretratezza culturale della nostra sinistra, alla quale nemmeno ora (dopo un pur evidente tentativo di svecchiamento) faccio sconti magnanimi. A una sinistra socialista, in forza del principio simpatetico degli opposti, può contrapporsi solo una destra sociale. Di là una sorta di dominio collettivo radicato nel presente e in un avvenire radioso, di qua il regno di una socialità rivolta al passato. In entrambi in casi, si hanno assetti politici ben lontani dal conservatorismo genuino, quello capace di preservare il buono che ci è (traman)dato grazie al cambiamento continuo e all'apertura di vedute.
Si festeggia in questi giorni il sessantesimo anniversario della nascita di Israele; e io non posso nascondere la mia sconfinata ammirazione per il suo popolo, capace in modo tanto eccezionale e variegato di coniugare identità e progresso, tradizione e modernità. Gli unici che tengono testa agli israeliani sono gli americani.
Ringrazio polcri alessandro della visita e del commento.
La logica del tuo discorso, Massimo, mi scappa di mano: prima dici che la prova tangibile della mala parata liberale a destra è la nomina ministeriale di un nutrito manipolo di socialisti, poi però affermi un innegabile nesso tra socialismo e pensiero libertario (con tutte le ben note cautele sull'accezione del termine, materia anche di recenti discussioni).
I miei timori, forse non veicolati con sufficiente chiarezza nel post, sono dovuti al "berluscocentrismo" del nuovo governo. Liberali, minarchici, conservatori, libertari, crociani o gobettiani che fossero i ministri, la differenza l'avrebbe fatta comunque Berlusconi in persona. Berlusconi che si proclama il "nuovo Fanfani": questo mi delude e mi deprime.
Ma se il nuovo governo mi riesce sospetto e sgradevole, il precedente mi sembrava disastroso, perciò ho accuratamente evitato di imperniare la mia analisi su una comparazione ingenerosa e, data la mia attuale collocazione politica, nemmeno obiettiva.
Sulla Carfagna andiamoci piano: i vent'anni saranno pure un ricordo, ma lo sono anche per il sottoscritto. Trovo che la neoministra sia bellissima, ma purtroppo quella categoria di giudizio mi sembra scarsamente influente sulle attitudini politiche.
Insomma, Gohan e Federico: secondo me disprezzate, ma comprereste - ah, se comprereste! ;-)
Capisco poi che i Beni Culturali non siano un ministero-chiave, epperò l'uomo della strada fa bene a chiedersi se il vertice della cultura di destra nell'italia di oggi sia rappresentato da Sandro Bondi, lacchè uso a poetare per haiku.
Anche mio padre mi ha parlato benissimo dell'intervista rilasciata da Tremonti a Minoli. Spero la replichino di mattina. Per il momento, mi basta sapere che non fioccheranno più "accertamenti" fiscali tanto inopinati quanto insindacabili...sempre robettine da poche decine di euro, ti dicono che mancava questo o quell'adempimento nel 2004 o giù di lì (sempre abbastanza per essere proibitivo tentare una verifica), però intanto il segnale e la tosata erano chiari. Le cose possono solo migliorare ma, come dicevo a Massimo, quando i termini di paragone sono Prodi, Visco e Padoa-Schioppa...bella forza.
Comprerei, comprerei...ciò nn toglie ke solo la Gelmini mi risulti meno appetibile. La Presti è sempre la Presti, e Giorgina ha un nn so che...
Sui socialisti del Berlusquater: paradossalmente (o no?!?) sono i più liberisti della compagine governativa, x cui...
M'accorgo di nn aver citato uno dei miei preferiti, nel precedente commento...
Si tratta di Frattini, "giovane" sveglio e competente, che secondo me sarebbe stato perfetto all'Interno, essendosi occupato di quelle competenze all'UE, e x la sua esperienza al Copaco/Copasi. Xò anke agli Esteri funzionerà bene, ci scommetto!
A meno, che, caro ismael, Tremonti non abbia in mente un suo disegno ideologico che terrebbe separato dalla reale azione di governo dell'economia. Un tentativo di (ri)dare all'Italia una sua ideologia che non ci appiattisca troppo sulle idee degli USA (ferme restando l'alleanza strategica e la comunanza culturale). Mah! Comunque è un bel rebus. Gli israeliani/ebrei in fondo sono andati avanti con una tenace fedeltà a se stessi senza rincorrere nessuno, lungo secoli nei quali tutto quel che loro erano e rappresentavano era disprezzato e giudicato superato e deteriore. Una situazione mille volte peggiore di quella nostra attuale. Un po' di autarchia ideologica non guasta. Il problema è poi capire cosa farà in concreto Tremonti. Qui mi fermo, causa incompetenza nel campo dell'economia. Quanto a quelli di Area, spero che continuino ad emendarsi delle loro scorie di maledettismo puerile.
"diggiamolo" è fantastico. E' proprio tuo o l'hai sentito alla TV (che io seguo pochissimo)?
Ho quasi pronto un pezzo umoristico sull'arrivo dei nostri compatrioti della Serenissima al governo. Se volete ve lo mando.
P.S. Ricordate il giochetto intelligente del "governo ideale"? Ricordate lo scherzo che combinai alla Mara Carfagna? Beh, negli ultimi tre giorni il mio blog si è beccato 5.000 (diconsi cinquemila) contatti! Ragazzi, io mi sento in colpa: l'abbiamo talmente terrorizzata che quello schianto di terrona si è intristita, smagrita. L'avete vista con quella pettinatura, con quei pantaloni grigi da direttrice del personale con probemi di frigidità? No, no, noi vogliamo che torni la bomba del sud, quella che ci faceva ribollire il sangue A NOI quassù!
"Ragazzi, io mi sento in colpa: l'abbiamo talmente terrorizzata che quello schianto di terrona si è intristita, smagrita. L'avete vista con quella pettinatura, con quei pantaloni grigi da direttrice del personale con probemi di frigidità? No, no, noi vogliamo che torni la bomba del sud, quella che ci faceva ribollire il sangue A NOI quassù!"
E' quello che cercavo di dire io...
Pienamente d'accordo con Zamax!!!
La Carfagna in questo stato, così tremedamente dimessa mette troppa tristezza...
Lanciamo una campagna perchè torni ad essere la bomba sexy che era prima!
Veramente a me la Carfagna in versione "Professoressa" eccita parecchio. Prima era una bomba, ok, (quando c'era lei per un periodo ho perfino guardato il programma di Magalli) ma anche adesso non è da buttare...
Comunque fa riflettere il fatto che fino a due anni fa era a suonare il clacson del "Comitato" e ora è ministra. Il potere della topa...
@Zamax: Aspettiamo il tuo pezzo con ansia!
Federico:
Apprezzo l'onestà, ma tengo a precisare che la mia difesa della Carfagna non voleva togliere nulla all'avvenenza delle colleghe. Se a volte sembrano sciupate, probabilmente è perché hanno un'agenda quotidiana più simile a un tour de force che a una giornata lavorativa...
Sui socialisti e su Frattini condivido il tuo punto di vista.
GMR:
Purché il nerbo profondo dell'identità italiana non vada pescato nelle arti e nelle corporazioni...sarebbe un vicolo doppiamente cieco. Primo, perché quel modello di organizzazione sociale è stato comune a tutta l'Europa e non solo a noi. Secondo, perché rappresenta il lato più obsoleto del Medio Evo.
Speriamo che Silvio "faccia sintesi" ben al di là dei suoi - mi auguro opportunistici - riferimenti ideologici preelettorali.
Zamax:
E' un vecchio tormentone di Fiorello..! ;-)
Ho visto anch'io che in giro in tantissimi hanno ripreso lo scatto della Carfagna che avevi squadernato ai bei tempi del governo ideale...pensa l'ironia: tante ore spese a parlare di massimi sistemi e di esprit de finesse, e poi le visite le fai con le frivolezze. Ah, 'sti italiani machisti...
Francesco:
Eccolo là, il solito sessista. Come sarebbe a dire "il potere della topa"!? Dico, vogliamo disconoscere le capacità politiche della neoministra? Il vostro gretto materialismo maschilista mi ripugna.
Adesso vado a vedere cos'ha avuto da dire Zamax in materia; lui sì che affronta le questioni con severità.
Ismael, "la prova tangibile" dell'espulsione dei liberali dal governo Berlusconi è costituita dal fatto che il meno peggio in tal senso sono i postsocialisti che tanto ci piacciono perché non possiamo avere di meglio! La categoria del "meno peggio" per me ha dignità politica e morale ed il meno peggio che in Italia possiamo avere di liberal-libertario (non solo nel governo Berlusconi) è costituito dal socialismo italiano, se non prendiamo in cosiderazione l'azionismo di cui faccio parte!
Prodi, Visco e Padoa-Schioppa si sono posti il problema del risanamento e lo hanno affrontato a loro modo. Questi di ora stanno iniziando con l'assistenzialismo all'Alitalia e la propaganda no-global! Si salvi chi può!
Bè dai Max, non esageriamo. Ho sentito anche molti buoni propositi che, se si dovessero tradurre in realtà, farebbero del bene al paese. E poi sai anche tu che il 'protezionismo' di Tremonti è astratto almeno quanto l'assistenzialismo di Alitalia.
Entrambe le cose sono, visto il contesto economico-politico, perciò non avranno molta rilevanza pratica. Credo siano il modo in cui il centrodestra interpreta un malessere della popolazione, pur sapendo che le soluzioni sono altre.
A volte in politica c'è un sensibile scollamento fra il progetto politico che si vuol portare avanti e gli argomenti che servono a raccogliere il consenso.
Forse i "molti buoni propositi che, se si dovessero tradurre in realtà, farebbero del bene al paese" sono più propaganda per raccogliere il consenso anche dei liberali (Berlusconi non butta via mai nulla, neppure quando espelle i liberali, come faceva il fascismo!), mentre il 'protezionismo' di Tremonti mi sa che esprima al meglio, insieme all'assistenzialismo verso l'Alitalia, la cultura di questa oligarchia attuale. Questi che abbiamo al parlamento ora, nessuno escluso, che hanno fatto per affrontare la questione dell'Alitalia nei decenni scorsi? Che fanno ora? Mai soluzioni liberali!
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