Ha destato polemiche infiammate e talora pretestuose, la decisione di Roberto Maroni di raccogliere le impronte digitali dei bambini zingari. La bottega della memoria storica, si sa, è prodiga di Olocausti a uso e consumo delle rivendicazioni – leggi strumentalizzazioni – di parte più disparate, per cui non stupisce che sia arrivato il turno di Claudio Fava nel paventare i prodromi di una nuova Shoah. Quando Rom e Sinti saranno marchiati per l’identificazione a vista, le ubbie dell’eurodeputato arcobaleno prenderanno consistenza fattuale. Prima di allora, il lettore vorrà perdonarmi se le giudico forzature mistificatorie.
Il nodo specifico, infatti, riguarda l’archiviazione delle generalità personali ai fini amministrativi e giudiziari, alla quale i “nomadi” (le virgolette stanno a rimarcare il mero atavismo oramai semantizzato dal termine) si sottraggono sistematicamente negandosi all’anagrafe e alla fissa dimora. Questa indebita differenza di posizionamento davanti alle autorità discrimina tutti quei cittadini – anche minorenni – che, passibili di identificabilità ordinaria, sin dalla nascita cedono ai poteri pubblici buona parte della loro privacy. Inoltre casi come quello di Verona, i cui protagonisti disponevano di un centinaio di “alias” ciascuno in giro per l’Italia, documentano ampiamente l’aggravio investigativo – e quindi anche economico – sopportato dagli inquirenti nell’effettuare il riconoscimento dei soggetti coinvolti intercettandone i cellulari. Se poi consideriamo l’impianto giuridico delle norme sull’immigrazione, che puniscono severamente la clandestinità, non possiamo non comprendere di quale iniquità ci macchieremmo se non applicassimo anche agli zingari i criteri di regolarità valevoli erga omnes sul suolo italiano.
Volando un po’ più in alto, ad ogni modo, i temi proposti da queste circostanze d’attualità si rivelano tutt’altro che banali. Innanzitutto c’è il carattere vessatorio dei documenti identificativi obbligatori, che non può sfuggire a quanti si rifacciano a dottrine politiche libertarie o minarchiche. Nel Regno Unito, e in generale in tutti i Paesi di common law, la carta d’identità non esiste. Negli USA, pur di non sottomettere la popolazione al dovere di qualificarsi sempre e comunque dinnanzi al potere costituito, nell’Ottocento vennero adottate procedure farraginose come ad esempio la registrazione preelettorale – notoriamente corresponsabile di affluenze medie alle urne non proprio esaltanti.
I popoli liberi, insomma, si rifiutano di accettare ipso facto la riconoscibilità personale, a meno che non sia per necessità ritenute sufficientemente importanti e circoscritte (la patente di guida, l’impiego in strutture governative protette, appunto l’iscrizione alle liste elettorali). Chi volesse traslare questo argomento alla recente cronaca italiana, per suggerire magari la possibilità di uniformare in senso liberale il trattamento dei dati individuali, mirerebbe però fuori bersaglio. Come dicevo all’inizio, nel nostro caso il problema è a monte, dato dalla particolare mentalità di chi non rifiuta tanto (o solo) l’esibizione della carta d’identità, ma la registrazione anagrafica ed erariale tout court. Nemmeno lo Zio Sam approverebbe, temo.
Un altro interessante spunto di riflessione, che accenno brevemente per non dilungarmi oltre, riguarda il ruolo svolto dalla stanzialità - ossia dal possesso di beni letteralmente “immobili” – nel favorire l’espansione della sfera individuale a scapito della spersonalizzazione collettivistica. Spiace sentir parlare delle persone sovente implicate in furti e violazioni di domicilio come se fossero prima di tutto “gitani” o “giostrai”, anziché invece individui che pensano con la loro testa. Ma è la dimensione “itinerante” in cui questi popoli vivono immersi (a livello di habitus mentale, ripeto, perché l’epoca delle carovane girovaghe è finita da un bel pezzo) a tenere i loro appartenenti paradossalmente ingabbiati nell’insofferenza verso il radicamento, che è anticamera dell’integrazione e dell’emancipazione individuale. Il disprezzo per gli obblighi dettati dall’immobilità, anche se può apparire anarchico e fuori dagli schemi, ha un effetto omologante che genera equivoci spiacevoli, per “loro” e per “noi”.
9 commenti:
vergogna. propongo di prendere le impronte a tutti i parlamentari e poi processali, per metterli dentro e buttare le chiavi nell'oceano Il vero scandalo dell'Italia sono loro. Anche per loro ci sarà il giudizio Divino e credo che non saà clemente,e, sconteranno il male all'altro mondo
Il punto è che parlare di diritto alla privacy per proibire le intercettazioni telefoniche per le indagini su moltissimi reati anche gravi e poi negarlo ai minorenni nomadi è un atteggiamento ipocrita, e dire che il problema è la non omologazione dei nomadi nella nostra società non mi sembra molto liberale.
Insomma dà sempre l'impressione di uno Stato forte con i deboli e molto debole con i forti.
Questo è normale per un ex extraparlamentare di sinistra come Maroni, ma dal punto di vista della difesa dell'ordine pubblico mi sembra una dichiarazione di fallimento: dato che non si è in grado di punire i delinquenti (i nomadi adulti che sfuttano i bambini ) si vuole dare l'impressione di fare qualcosa, ma il mio dubbio è che sia assolutamente inutile.
Fatta 100 la privacy di ognuno, lo stato ne preleva - quantifico a spanne - 20 alla nascita a tutti salvo che ai Rom. Questa discrepanza è iniqua e ingiustificata.
D'altra parte comprendo e condivido l'allergia libertaria all'omologazione "natale" di cui sopra: vogliamo eliminare anche quella cessione del 20, cioè eliminare lo stato? Parliamone pure, ma qui esaminavo il "second best" sottintendendo lo scarso realismo dell'opzione radicale.
Lasciamo perdere il paragone con la legge sulle intercettazioni, che serve a impedire intrusioni preventive nella sfera personale - della serie: prima ti intercetto, poi vediamo se hai parlato bene - nel quadro di una presunzione di colpevolezza lesiva, quella sì, dell'abc del liberalismo.
I fatti di Verona che linkavo, peraltro, dimostrano che nel caso di specie le intercettazioni (con annesse complicazioni investigative) si sono rese necessarie proprio data l'impossibilità di effettuare l'individuazione per via ordinaria, percorribile per tutti tranne che per alcuni a ragione di non chiare eccezioni "etniche".
Ottimo spunto di riflessione... Noto comunque con una certa apprensione che diventi più 'leghista' ogni giorno che passa ;-)
Non ho capito invece la posizione del visitatore anonimo, un po' fuori tema dato l'argomento.
Sulle intercettazioni vorrei dire che per me non è solo una questione di privacy. Il punto è che, quando esse sono un modo per completare un complesso quadro d'indagine, non destano particolari perplessità perchè diventano uno stumento per definire con maggiore precisione le responsabilità penali di persone che già sono considerate colpevoli grazie ad altre prove concrete.
I problemi nascono quando esse diventano un metodo autoreferenziale che porta i PM a comportarsi come agenti di un occulto Grande Fratello che ascolta e spia persone comuni NELL'ATTESA DI CAPTARE SEGNALI DI REATO.
La sensazione che si ha leggendo i giornali è che attualmente succeda proprio questo, e a me viene da chiedermi se sia legittimo un metodo d'indagine che si basa su ciò che uno dice al telefono piuttosto che sulla evidenza empirica di reali comportamenti illeciti.
Invece secondo me il problema è questa pseudo-democrazia dove ogni coglione si sente in diritto di esprimere un'opinione. Il caso di Verona è talmente assurdo ed inverosimile che solo un coglione può non rendersi conto che è una vera e propria FICTION
Tralasciamo momentaneamente tutti i fattori che, stanno portando all'esasperazione, è allo schierarsi di parte, moltissime persone; L'analisi fatta, è nella sua logica di rispetto legislativo dell'euguaglianza, (schedati dalla nascita) giusta nel suo procedere, per i fattori del controllo sul territorio, <;(considerando il fatto, della facilità, con cui si possono generare, molteplici falsificazioni)> non manca all'analisi, il senso di convivenza civile che è ricchiesto, per tutti coloro che risiedono ho sostano sul territorio; MA!!!!! Per come è stata posta la questione, per il fine che ne deriva, per le molteplici conseguenze indirette che, ricadranno come costi alla società; Il metodo preposto pecca, di grossolana ignoranza, delle conoscenze è delle possibilità esistenti, per generare un vero controllo del territorio, senza l'invasività è il costo, di mezzi è personale.
Non si è voluto usare il cervello, ma la pancia, i malumori della gente, senza analizzare i motivi dei malumori, aspettando è favorendo la goccia che facesse traboccare il vaso, indicando alla gente la goccia, ma non il vaso ormai pieno; Pieno non solo di disagio deliquenziale, di determinate categorie visibili nell'immediato, ma pieno nella magggior parte, di categorie che all'ombra dell'illecito, gestiscono, manovrano, sfruttano le situazioni, di un reale non controllo del territorio, per mancanza di strutture è mezzi; (in contradizione ha ciò che ora si vuole fare). Nonostante i problemi attuali, siamo un paese che tecnologicamente ha i mezzi, le strutture, anche se limitate, sufficienti per nuove metodologie è controllo, che però deve essere evidente ha tutti è per tutti, residenti ho in transito; Metodologie non invasive ma di garanzia, per tutti i cittadini, tanto di garanzia che, al suo appliccarsi, se ne traerà beneficio, sia nella sicurezza che economicamente.
Anche se qualcuno penserà che sono impazzito, che stò parlando di utopia, cio che ho descritto, in determinati fattori è situazioni, esiste è applicato, funziona talmente bene, che già milioni di persone, senza rendersene conto, ne fanno uso, è solo questione di aggiornarne le metodologie, di allargarne le funzionalità, di personalizzarne l'utilizzo......Prevenire è meglio che curare, costa meno.
Per il momento mi fermo qui, essendo una questione da porre come sfida alle incapacità, che saranno visibili, con i loro metodi, la loro mancanza di concezzione democratica di una civiltà, il loro essere gli unici had avere capacità, ideazione, visualità dell'insieme sociale, mi lascia nell'attesa di vederne le conseguenze, che prevedo negative, come tutto ciò che le attuali classi politiche in questi ultimi anni, hanno dimostrato, non avendo più il senso della POLIS, ma guardandoci come POLLI/S.
Da evidenziare; Parlandone con personale dell'arma, persone adette al controllo, mi hanno risposto: Magari si facesse!!!, ma sono loro i P: I primi ha non volerlo, perchè anche loro non potrebbero sottrarsi al controllo.......
Per quanto mi riguarda, non sono favorevole alla questione di prendere le impronte digitali ai bambini rom.Questa decisione del ministro Maroni non mi convince affatto. Due sono i punti:
a)Non è in questo modo che si favorisce l'integrazione (ma il ministro Maroni vuole l'integrazione?). Così facendo si evocano ricordi del passato e,procedendo in questo modo,si semina terrore e paura.Mi sembra che Berlusconi si stia facendo prendere la mano dalla lega.
b)Perchè allora non prendere le im pronte digitali a tutti i bambini? Penso che questo potrebbe aiutare un poco anche per la ricerca dei bambini che scompaiono sempre di più in Italia.
Ho sentito in alcune trasmissioni che circa la metà dei rom sono italiani. Nom si possono discriminare i bambini italiani(in effetti non si dovrebbe discriminare nessuno).
E' vero che è ancora difficile l'integrazione, ma oggi ci sono anche rom che studiano, che si sono laureati e si sono integrati. Vogliamo distruggere tutto questo?Ho letto sul giornale di Sicilia Libertaria che una ragazza straniera ha dovuto lasciare il lavoro come cameriera in un ristorante perchè si è permessa di fare una spontanea carezza a una bambina italiana(che era con i genitori al ristorante). Il padre della bambina si è avventato su di lei come una furia chiamandola "ladra di bambini"
- Volevo fare solo una carezza alla piccola- si è difesa lei piangendo.
Nessuno le ha creduto e tutti si sono avventati su di lei.
Se non è clima di terrore questo...
Che fine farà quella ragazza? Penso che finirà male se tutti continueranno a trattarla male.
Penso che è ora di fionirla e di dare ascolto alla ragione e a quel poco di umanità che ancora conserviamo.
Se hai letto l'articolo si capisce bene il perchè non si tratta affatto di discriminazione. La discriminazione casomai è sempre avvenuta, ma al contrario: i rom non devono essere censiti, non devono pagare le tasse, sono sussidiati e possono allevare bambini in porcilaie senza che nessuno batta ciglio.
Prendere loro le impronte è l'unico modo per dar loro un'identità, che è qualcosa che li integra, non che li aliena. Gli altri bambini, come ben sai, sono censiti alla nascita con procedure molto rigide, perciò subiscono una "schedatura" ben maggiore rispetto ai rom.
Ecco una bella risposta all'articolo,e, sopratutto alla proposta di Maroni da "Famiglia Cristiana". Non avevo mai letto toni così aspri in Famiglia cristiana; non che io si un assiduo lettore ma hanno degli ottimi e bravissimi giornalisti ( quando vogliono...) D'altronde ancora in un Blog come questo non ho letto di uno dei più gravi problemi italiani: i mass media e il minculpop che si è insediato nel 20nnio fascista e non è più andato via..... Finchè un popolo intero la pens allo stesso modo, influenzato dal bombardamento mediatoci di 6/9 telegiornali e il 90% di giornali italiani che ripetono all'nisono le stesse notizie da SOLI due puni di vista ( quando va bene) come potrà il POPOLO ITALIANO DIRSI VERAMENTE LIBERO?
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