lunedì 9 marzo 2009

DOVE VA IL PLI? INTERVISTA A STEFANO MAFFEI

di Francesco Lorenzetti

Stefano Maffei, classe 1975 ed un curriculum impressionante: Avvocato, Ricercatore in Diritto Processuale Penale presso l'Università di Parma, un'esperienza internazionale ed interessanti pubblicazioni al tuo attivo. Da poco, sei anche membro della Segreteria Nazionale del PLI, eletto al congresso di febbraio che ha visto trionfare la coppia "De Luca-Guzzanti" su quella "Diaconale-Taradash". E' la tua prima esperienza in politica?

Sì è la prima esperienza, anche se la politica mi ricorda da vicino, nelle sue dinamiche, quanto accade in Università, tra Consigli di Facoltà, elezioni, nomine e progetti - più o meno reali - di rinnovamento. Credo sia stato un privilegio assistere così da vicino ad un vero e proprio scontro tra "big". Da una parte la saggezza e la professionalità di De Luca e le battaglie sanguigne di Paolo Guzzanti, dall'altro l'impronta movimentista di Marco Taradash e del suo gruppo, con Arturo Diaconale candidato alla Segreteria. Sono persone che hanno dato molto alla causa liberale nella loro vita, e credo che i loro consigli siano necessari per chiunque voglia imprimere una svolta, una accelerazione al PLI.

In che rapporti sono rimaste, dopo il congresso, queste due "correnti"? Da quello che si legge c'è stata della tensione. Gionata Pacor, che ha sostenuto Diaconale, vi ha accusati di brogli e di scarsa sensibilità democratica, mentre da parte vostra sono partite accuse di "Berlusconismo" all'altra cordata. Riuscirete a ricucire le ferite e a lavorare di nuovo insieme?

La dialettica precongressuale è stata accesa, è vero, ma credo sia ormai acqua passata. In un certo senso, la sconfitta ha giovato anche ad Arturo Diaconale, cui faccio i complimenti per la nomina governativa al Parco Nazionale dell'Abruzzo, arrivata proprio dopo il Congresso. Quanto al futuro, certamente si lavorerà insieme: la Segreteria allargata, di cui faccio parte insieme a Paolo Guzzanti e Mario Caputi ha una serie di progetti e idee che si fondano su un obiettivo ad un tempo ambizioso e importante: costruire una nuova classe dirigente autenticamente liberale, ricca e poliedrica nelle competenze dei singoli e tutta tesa a premiare i talenti, anche dei più giovani. Non c'è dubbio, del resto, che gli italiani abbiano definitivamente preso atto di come Berlusconi abbia usurpato il titolo di "liberale" e non siano più disposti a sopportare oltre.

Ma Berlusconi, piaccia o no, continua ad avere un ampio consenso elettorale. Non sarebbe stato meglio fare una battaglia di corrente all'interno del centrodestra? Cosa ti ha spinto ad entrare in un partito la cui costruzione è ancora tutta in salita?

C'è chi pensa di potere condurre una battagglia liberale nell'attuale centrodestra. Ci hanno provato i Riformatori Liberali, con risultati a mio parere modestissimi. C'è chi, invece, prova orrore a fronte dei 6mila miliardi delle vecchie lire (provate a scriverlo in cifre) per salvare un'azienda come l'Alitalia, ovvero ai 140 milioni per le casse del Comune di Catania. Ma il punto non è questo. La sfida nasce dal fatto che lo sviluppo tecnologico, l'educazione, i mezzi di comunicazione e più in generale lo stile di vita, sembrano oggi impedire o comunque ostacolare i "ragionamenti complessi". Sono invece privilegiati slogan, concetti semplificati e alternative secche. La sfida comunicativa del III millennio è riuscire a veicolare alle masse ragionamenti complessi - che sono gli unici in grado di portare autentici miglioramenti nella società - senza perdere la loro forza di penetrazione. La società ha bisogno di ragionamenti complessi per risolvere problemi quali la crisi economica, l'immigrazione, il tema energetico. L'Italia e gli italiani hanno a lungo sperato che alle campagne elettorali da "liberale" che Berlusconi ha condotto corrispondesse una politica "liberale": oggi francamente non ci crede più nessuno.

Mi viene in mente il Vangelo di Giovanni (7,1) quando, alla fine di una predicazione molto difficile, Gesù viene lentamente abbandonato dalla folla, fino a rimanere da solo con gli apostoli. Non rischiate di fare la stessa fine?

I liberali italiani non aspettano altro che un luogo, un partito dove fare sentire la propria voce e la propria insoddisfazione rispetto allo stile della attuale classe politica. Per questo abbiamo lanciato, proprio da facebook, l'idea di un progetto di 300 giovani, competenti, preparati, che costituiscano la nuova classe dirigente liberale del Paese. E' una sfida fatta di eventi di cui i 300 saranno protagonisti e in cui accanto alla definizione di una piattaforma di idee (scelte mediante disfide orali tra tesi "liberali moderate " e "liberalissime") si impareranno anche le abilità della politica del III millennio, dal fund rasing all'arte di parlare in pubblico. Serve un ritorno al talento e alle competenze, e non temiamo la solitudine. Semmai, sarà difficile scegliere e identificare i migliori talenti, per metterli al servizio della collettività. Ma ci proveremo.

Ho visto il gruppo di "Progetto 300" su Facebook, e mi sembra una buona iniziativa. Sono sicuro che i talenti non vi mancheranno, il mondo liberale ne è pieno. La vera sfida sarà coordinarli, e metterli d'accordo su una strategia comune. Per te qual è, al giorno d'oggi, la battaglia prioritaria che un liberale dovrebbe combattere?

Tre sono i filoni prioritari secondo me. Il primo è quello della battaglia contro gli sprechi della pubblica amministrazione. La seconda è la difesa, ad oltranza, della laicità dello Stato. La terza, quella della ricollocazione dei talenti. In Italia, infatti, i talenti non mancano, ma sono sistematicamente collocati nel posto sbagliato. Le tessere del mosaico vanno ricomposte e i talenti collocati nelle posizioni di responsabilità che loro spettano. La crisi darà una mano e un'altra la potrebbe dare anche la gran parte della classe dirigente dei 60enni attuali, andandosene in silenzio. Anzi, magari con tante scuse per avere ridotto il Paese in queste condizioni di bancarotta economica e culturale.

Mi sembra un programma "Einaudiano" e, in un certo senso, moderato. Mi piacerebbe sapere quali sono gli autori liberali che preferisci, e quelli che hanno influito di più sulla tua crescita culturale e politica...

Nessuna esitazione: Adam Smith, La ricchezza delle nazioni - Montesquieu, Lo spirito delle leggi. Ma oggi citerei "La Democrazia in America" , di A De Tocqueville, laddove parla di tirannia della maggioranza e afferma che "poco mi importa di sapere chi mi opprime, e non sono maggiormente disposto a infilare la testa sotto il giogo solo perchè mi è posto da un milione di braccia".

Non mi rimane che farti i migliori auguri per la riuscita del tuo progetto, e spero che qualcuno, leggendo questa intervista, ti contatterà per il "Progetto 300". Magari ci risentiamo fra qualche mese per un primo bilancio di attività, che ne dici? A presto, e grazie della tua disponibilità.

A disposizione. Grazie mille, gentilissimo.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

molto interessente ed entusiasmante il progetto dei 300 teso a "reclutare ed investire" sui giovani, intelligenti e capaci che rappresentano la vera sfida per una svolta liberale nell'amministrazione delle Istituzioni del Paese.
F.M.

Anonimo ha detto...

Io invece sono scettico. Ormai sono anni che si parla di riunificare i liberali e di ricreare il PLI. Il fatto è, però, che questo progetto ha GIA' fallito, almeno nella forma e coi contenuti voluti da De Luca, alle scorse elezioni. Capisco se avesse vinto il duo Taradash/Diaconale, di impronta "movimentista", come dice Maffei, ma così siamo alle solite. I liberali per loro natura non vogliono essere irregimentati in un partito. E poi, c'è un problema grosso come una casa che l'intervista non tocca: siamo tutti contenti di definirci liberali, ma siamo sicuri che intendiamo tutti la stessa cosa con questo termine? A me sembra che all'interno del mondo cosiddetto liberale esistano dei distinguo e dei filoni tremendamente diversi, se non antitetici. E non mi sembra che il PLI abbia fatto chiarezza sui suoi riferimenti ideologici (e come potrebbe?).

Anonimo ha detto...

Sottoscrivo in pieno il secondo commento: l'unità liberale mi è sempre sembrata una chimera. Nobile, ma comunque una chimera.

Anonimo ha detto...

Mi pare che Maffei parlasse di un progetto di 300 giovani liberali, che dovrebbe includere anche un manifesto politico attorno alle idee fondanti del PLI.
E' un bene che i liberali siano riottosi ad essere intruppati, ma questo non significa che una sintesi non sia possibile. Almeno secondo me.

Anonimo ha detto...

Non mi pare che abbia detto che il progetto 300 servirà a definire la linea ideologica del partito... Se è così la cosa è più interessante. D'altra parte, sarebbe giusto che fossero i giovani a riempire di contenuti il partito, anche perchè, da quel che vedo, sono molto più preparati e "aggiornati" dei loro colleghi più anziani.

Stefano Maffei ha detto...

Se osservate la road-map su facebook, vedrete che il gruppo dei 300 lavorerà con metodo dialettico (dibattiti sul modello Oxford Union) a un manifesto di idee, da scegliere tra tesi che ho definito per comodità "liberali moderate" e "liberalissime"

Anonimo ha detto...

Sono pienamente concorde con il rinnovamento di idee, di facce, di programmi che solo una persona come te, fuori dagli schemi istiuzionali e politici ormai vestusti, può rappresentare. contunua così.

Anonimo ha detto...

"Sono pienamente concorde con il rinnovamento di idee, di facce, di programmi"

Cominciamo da De Luca?!


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