mercoledì 13 maggio 2009

PER UN SISTEMA UNINOMINALE MAGGIORITARIO

di Massimo Messina

Il sistema proporzionale assegna tanti seggi in proporzione a quanti voti vengono presi da ogni singola lista. Di metodi di calcolo di tale proporzione ce ne sono diversi. La diversità nell'ambito dei sistemi maggioritari è ancora maggiore, non trattandosi solo di diversità di metodo di calcolo, bensì di modalità di attribuzione dei seggi.

Il sistema proporzionale (tra i più proporzionali esistenti al mondo) lo abbiamo avuto in Italia dal dopoguerra alla riforma maggioritaria dell'inizio degli anni '90. Tale sistema ha portato al predominio della DC e poi l'unità nazionale partitocratica.

Il Mattarellum era un mostro al 75% uninominale maggioritario ed al 25% proporzionale. Per la parte uninominale era maggioritario, infatti per maggioritario si intende che il maggior partito prende più seggi e con l'uninominale nel singolo collegio il partito che prende un voto in più si accaparra l'unico seggio da attribuire nel collegio, quindi prende di più eccome, prendendo tutto il prendibile.

I sistemi maggioritari, infatti, solitamente non assegnano premi di maggioranza, l'effetto maggioritario è automatico senza bisogno del meccanismo del premio. Ciò significa che solitamente ad ogni elezione risulta una maggioranza parlamentare, ma ciò non è affatto detto che debba accadere. Solitamente i partiti finiscono per capire che solo accorpandosi hanno possibilità di eletti e così il sistema tende "naturalmente" verso il bipartitismo. Il mattarellum (senza quota proporzionale!!!) avrebbe portato nel tempo (non in una singola o due tornate elettorai, ma almeno in un decennio) ad un sistama bi-tripartitico, che non significa meno democrazia, in quanto in ognuno di essi può benissimo essere presente la ricca diversità che qui in Italia siamo abituati a vedere in più partiti.

Vero è che i sistemi bibartitici tendono a far somigliare i due partiti nel lungo periodo, ma le diversità finiscono per esprimersi ugualmente tra destra a sinistra come possiamo ben vedere nei sistemi politici anglosassoni.

Il sistema elettorale uninominale maggioritario (Mattarellum senza quota proporzionale) ha permesso in Gran Bretagna al partito laburista, che era fuori dal Parlamento non solo di entrarvi, ma di divenire il secondo e poi il primo partito, andando al governo. Forse è vero che lì ora dovrebbero cambiarlo poiché è mutata la situazione politica, ma non è vero che di per sé il sistema elettorale maggioritario uninominale impedisce il nascere ed il crescere di forze terze o quarte. L'Italia aveva richiesto a gran voce il maggioritario ed aveva mutato di conseguenza il suo modo di votare, ma poi sono arrivati Berlusconi e Calderoli e la loro porcata.

3 commenti:

Francesco ha detto...

Secondo me, non c'è un sistema elettorale che possa risolvere i problemi italiani, nel senso che il vero problema è il c.d. rapporto di fiducia fra governo e parlamento, che crea tali problemi di govenabilità e di confusione di funzioni da spostare tutta la discussione riguardo ai sistemi elettorali sull'aspetto della "stabilità di governo". Tutto il resto passa in secondo piano. Addirittura, per tagliare la testa al toro si è deciso che essi non fossero più eletti, ma nominati secondo liste progressive, in modo da selezionare scientificamente i più "fedeli". Mi sembra uno sbocco naturale del nostro assetto costituzionale, in particolare relativamente al rapporto fra Governo e Parlamento.
L'uninominale ha questo problema, che non garantisce nè la governabilità nè una corrispondenza fra volere popolare e risultato delle elezioni. Il proporzionale invece garantisce la seconda esigenza, ma non la prima. Non vedo soluzioni, se non in una riforma costituzionale.

Abby Normal ha detto...

Francesco mi trova abbastanza d'accordo.

maxmex ha detto...

Il "rapporto di fiducia fra governo e parlamento" in sé non è la causa del sistema partitocratico italiano, né della sua deriva autoritaria. Un sistema in cui sono nettamente distinti i compiti dell'organo legislativo e l'Esecutivo troverebbe il mio sostegno, in un quadro di pesi e contrappesi come quello statunitense, ma mi accontenterei di un sistema elettorale maggioritario uninominale anglosassone con rapporto di fiducia non necessariamente esplicito ma presunto come nel Regno Unito, in cui mai i partiti più grandi si sono immaginati di coalizzarsi contro quelli più piccoli introducendo soglie di sbarramento... E di piccoli partiti lì non ne mancano né mai ne sono mancati.
Il Porcellum non è un sistema maggioritario se non a livello nazionale alla Camera e regionale al Senato, per la presenza del premio di maggioranza. Più correttamente dovremmo dire che è un sistema misto in cui abbiamo, infatti, il peggio del proporzionale e del maggioritario, escludendo pure i piccoli partiti che possono portare nelle istituzioni il dissenso, con gli sbarramenti, ed impedendo agli elettori di scegliere i candidati, con le liste bloccate.
Nel Regno Unito i partiti che in alcuni collegi riescono a prendere un voto in più hanno accaparrato il seggio di quel collegio, anche avendo meno dell'un per cento a livello nazionale!
Tale sistema, infatti, non esclude affatto governi di coalizione o, addirittura, governi di minoranza parlamentare.
I partiti presenti nell'attuale Camera dei Comuni britannica sono attualmente più di dieci. Oltre conservatori e laburisti, abbiamo, infatti, i liberali (quasi il 10% dei parlamentari), i nazionalisti scozzesi, gli indipendentisi gallesi, gli unionisti nordirlandesi, gli unionisti democratici nordirlandesi, i socialdemocratici laburisti nordirlandesi, i repubblicani indipendentisi nordirlandesi ed altri. Tutto ciò senza contare le diverse correnti all'interno dei due partiti maggiori, che si alternano al governo. I liberali britannici ed altre forze politiche sono sottorappresentati in proporzione al numero di voti che ottengono? Sicuro, ma nessuno oltremanica si sogna di farli fuori definitivamente tramite un accordo tra laburisti e conservatori ed in quanto a spregiudicatezza gli inglesi non hanno rivali.


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